Dal suo avamposto di presidente del Gruppo misto al senato e in qualità di esponente dell’ala sinistra della maggioranza parlamentare che sostiene Giuseppe Conte, Loredana De Petris è un’osservatrice privilegiata della crisi che incombe sul governo. A partire dalla possibilità che il perimetro della maggioranza resti invariato e che si ritrovi l’’intesa con Italia Viva, che De Petris esclude. «Non mi pare che Renzi abbia lasciato spiragli – argomenta – Nella conferenza stampa con la quale ha annunciato le dimissioni delle due ministre e del sottosegretario di Italia Viva ha detto cose pesanti. È lui che ha scelto la rottura».

Al punto che non può tornare indietro?

Nel corso degli anni ne abbiamo viste tante, di crisi. Ma qui non siamo di fronte alla solita vicenda di un partito che esce dal governo, vista la situazione drammatica. E poi le parole di Renzi producono una frattura netta. Se si parla di «vulnus democratico» siamo al punto di non ritorno.

La maggioranza dunque perde una forza fondamentale.

Tuttavia, vorrei ricordare che questo governo nasce sulla base di un asse che coinvolge Pd, M5S e Leu. Al momento della nascita del governo Italia Viva non esisteva, anche se Renzi si presenta come ideatore di questo esecutivo. Ecco, bisogna rinsaldare l’asse originario.

Si aspettava questo esito?

Renzi e i suoi sono sempre stati sul piede di guerra. Ogni volta che si provava ad entrare nel merito delle questioni si mettevano in mezzo situazioni pretestuose, si pensi al Ponte sullo Stretto. Problemi che sembravano pensati apposta per rompere. Il confronto tra di noi c’è stato. Tutti abbiamo lavorato per migliorare la prima bozza del Recovery Plan. Abbiamo detto, fatto e scritto. Dunque, se si voleva il modo per sciogliere i nodi c’era. Renzi non si è comportato così solo per via del suo carattere, si è mosso in base a pressioni che riguardano la gestione della torta dei 209 miliardi. E si era posto un obiettivo politico: rompere il rapporto tra Pd e M5S, che ha Conte come punto di sintesi. Peraltro, deve aver pensato anche che il presidente del consiglio gli coprisse spazi al centro.

E adesso, come se ne esce?

Come è successo in occasione dell’ultima crisi, noi difendiamo il diritto del parlamento a decidere. Ci saranno delle forze che tengono conto della situazione, di fronte allo scostamento di bilancio, ai ristori, alla pandemia che non si attenua e che anzi lascia prevedere che ci sarà un’ondata di ritorno, a un piano di vaccinazioni di dimensioni inedite per questo paese. Non sono temi generici, si tratta di capire come procedere. E in Europa faticano a capire cosa stia succedendo, quali siano le motivazioni di questa crisi.

Pensa al soccorso dei cosiddetti «responsabili»?

Penso ad un’allargamento della maggioranza che consenta al governo di portare il paese fuori da questa situazione. Pensiamo si possa provare a costruire un’ipotesi politica che preveda altre alleanze, non solo transfughi. Ci sono sensibilità in parlamento che hanno già lavorato insieme.

Conte ha fatto tutto quello che poteva per evitare questo esito?

Parlo di quello che ho vissuto: il terreno di confronto c’è sempre stato. Noi abbiamo partecipato ai tavoli e in quelle sedi abbiamo sempre trovato Italia Viva molto ferma su posizioni che impedivano di fatto di procedere Penso al tavolo per rilanciare il programma di governo o a quelle su legge elettorale e riforme.

C’è il rischio che un Conte Ter si sposti a destra?

Rispondo con una battuta di Bersani: «Ma perché, Renzi era di sinistra?». La realtà è che lo spostamento a destra ci sarebbe con la sostituzione di Conte che chiedeva Renzi e proprio per questo noi abbiamo difeso Conte e sostenuto che bisogna andare avanti con lui. Non siamo disponibili a governi tecnici mentre riteniamo che intorno al governo Conte si stia formano un’alleanza politica, con un progetto di Paese. Ora questa maggioranza politica può allargarsi a forze con le quali è possibile tenere una linea politica dritta in direzione di quel progetto di rinnovamento del Paese.