A Maranello continuano a dimenticare violazioni di diritti, occupazioni militari, convenzioni e leggi internazionali. E’ accaduto un paio di mesi fa in Bahrain dove la Rossa, senza esitare un minuto, è scesa sul circuito di Sakhir nonostante le proteste popolari che da due anni sono represse del sangue dalla monarchia assoluta che domina quel Paese. Accade ora a Gerusalemme, città occupata secondo le risoluzioni dell’Onu, al centro del conflitto tra israeliani e palestinesi. Dopo Rotterdam, Doha, Rio, Mosca e altre città, la Ferrari sarà protagonista di un’altra esibizione cittadina. Guidata da Giancarlo Fisichella, la Rossa parteciperà il 13 e 14 giugno alla prima edizione del “Jerusalem Peace Road Show”, una sorta di mini GP di F1 su di un circuito di 2,4 km, organizzato dal comune israeliano. Tuttavia non sarà una “strada della pace” quella che percorreranno la Ferrari e gli altri bolidi perchè il tracciato in parte è a ridosso delle mura della città vecchia che rientra nella zona palestinese (Est) di Gerusalemme, occupata militarmente da Israele nel 1967.  Un aspetto che Giancarlo Fisichella non sembra aver preso in considerazione.

«E’ bellissimo avere l’opportunità di guidare una vettura di Formula 1 sulle strade di una città così affascinante e ricca di storia come Gerusalemme – ha dichiarato il pilota romano, beniamino per diversi anni degli appassionati italiani di F1 -. Sono sicuro che l’evento attirerà tantissima gente lungo il percorso, un vero e proprio circuito che si snoderà su e giù per le colline e correrà per una parte accanto alle mura della Città Vecchia». Appunto, a Gerusalemme Est. D’altronde la linea del «non vedo, non sento, non parlo» non è insolita per la scuderia di Maranello, come insegna il Bahrain. Il video sull’evento a Gerusalemme, visibile sul sito della Ferrari (http://formula1.ferrari.com/it/video/la-ferrari-sulle-strade-di-gerusalemme), evidenzia gli abituali aspetti turistici e religiosi della città tralasciando tutto il resto. Eppure a conferma che il mini gran premio ha il fine anche di affermare il controllo israeliano su tutta Gerusalemme ci sono proprio le dichiarazioni rese dal sindaco israeliano, Nir Barkat, che parla di città «nostra»: «La nostra è una città aperta a tutti ed è importante mandare un messaggio di pace, senza nessun significato politico». Nessun messaggio politico, afferma Barkat. Intanto non c’è risoluzione internazionale che riconosca Gerusalemme capitale di Israele e, per questa ragione, le ambasciate, incluse quelle degli Stati Uniti e dell’Italia, si trovano a Tel Aviv.

Non sorprendono le proteste palestinesi per l’esibizione dei bolidi di Formula Uno nelle strade della città santa. L’evento, sottolineano i palestinesi, appare particolarmente “offensivo” perché è stato organizzato a sole due settimane dal 46mo anniversario dell’occupazione di Gerusalemme Est. L’Autorità nazionale palestinese aveva chiesto all’azienda di Maranello di annullare la sua partecipazione al “Jerusalem peace road show”. «Questa corsa è un proseguimento della guerra di occupazione (israeliana) che continua a ripercuotersi sulla città santa di Gerusalemme», sottolinea il governo di Ramallah. «L’iniziativa viola tutte le convenzioni e norme internazionali che considerano Gerusalemme una città occupata. È illegale organizzare alcunché su un territorio spogliato della legalità internazionale», protesta da parte sua Khaled Qedwa, segretario generale della Automobil club palestinese, per il quale «occorre proteggere il carattere arabo della città santa». Proteste che non scuotono la Ferrari.