Da giorni aspettava un segnale da Milano, che non arrivava. Grillo, Di Maio, Di Battista: nessuno l’ha contattata. Il silenzio più assoluto. Claudia La Rocca non se l’aspettava. Dopo che è filtrata la notizia della sua collaborazione con la procura di Palermo alla quale ha ammesso che quattro anni fa partecipò con un gruppo di attivisti alla ricopiatura delle firme a supporto della lista per le comunali per paura che un errore sull’anagrafe di un candidato potesse portare all’esclusione dalla competizione elettorale, attorno alla deputata regionale 5stelle s’è creata terra bruciata. Eppure, ha rivelato ad alcuni attivisti che le stanno vicino, si aspettava tutto l’opposto. Ora dopo il post di Grillo che ha invitato chiunque ricevesse avviso di garanzia a sospendersi dal M5s, La Rocca ha comunicato la sua sospensione.

Era stato Grillo in un post, dopo l’inchiesta delle Iene, a invitare chiunque sapesse qualcosa sulle presunte firme false a farsi avanti raccontando la verità anche in forma anonima compilando un format sulla piattaforma pentastellata. Lei ha fatto di più. Non sopportando più il peso di quella storia resa ancora più complicata dall’omertà di alcuni e dall’arroganza di altri che addirittura hanno negato il fatto in sé querelando l’attivista Vincenzo Pintagro che per primo ha puntato il dito contro la deputata Claudia Mannino e l’attivista Samantha Busalacchi, La Rocca prima di recarsi a Palazzo di giustizia ha riferito tutto ai suoi colleghi del gruppo parlamentare dell’Assemblea siciliana. Poi ne avrebbe parlato anche con Beppe Grillo in un colloquio telefonico anche se lo staff del capo politico smentisce.

Da quel giorno s’è sentita abbandonata. Agli amici ha confidato di non aver ricevuto neppure una risposta alla mail che aveva inviato allo staff del Movimento, un paio di giorni fa, nella quale aveva già dato la propria disponibilità ad auto-sospendersi prima ancora della conclusione delle indagini da parte della Procura e prima ancora del post di Grillo. Se Milano e Roma l’hanno ignorata, La Rocca ha trovato conforto tra gli attivisti di Palermo che le stanno a fianco e soprattutto nel collega parlamentare, Giampiero Trizzino.

I due fanno squadra fin dall’inizio della legislatura all’Assemblea siciliana. La Rocca fa parte della commissione Bilancio e assieme al collega Giorgio Ciaccio, anche lui M5s, è sempre stata tra i deputati più attivi, conducendo battaglie importanti come quella sull’aumento delle royalties alle compagnie petrolifere in Sicilia e sugli immobili del comune di Palermo concessi a pochi euro e senza avvisi pubblici. Tra i grillini dell’Ars si può considerare parte del gruppo delle «colombe», quelli meno duri e puri e più disposti al dialogo, tanto da essere apprezzata sia da pezzi della burocrazia della Regione sia da colleghi di altri gruppi di maggioranza e opposizione per il suo profilo non troppo politico e più pratico.

Negli ultimi quattro anni il gruppo M5s ha affidato a La Rocca e a Ciaccio il compito di studiare le pieghe del bilancio della Regione per intercettare quei capitoli tanto cari ai politici della vecchia guardia pronti agli assalti alla diligenza. Sempre composta, mai un tono alto di troppo, spesso «timida» ma puntuale nei suoi interventi in Parlamento, la deputata è riuscita negli ultimi quattro anni a conquistare la fiducia di buona parte del meet-up di Palermo, in posizioni meno intransigenti rispetto a quelle della compagine, diventata nel tempo minoritaria, che fa capo all’ex capogruppo alla Camera Riccardo Nuti, anche lui trascinato nello scandalo delle firme false ma arroccatosi nel negazionismo, in quanto all’epoca candidato a sindaco della città.