«We are the 99%», una maggioranza tenuta in scacco da un 1% che detiene la fetta più ampia della ricchezza mondiale. Dallo Zuccotti Park di New York occupato il 17 settembre 2011, questo slogan del movimento Occupy Wall Street arriverà anche nella Spagna messa in ginocchio dalla crisi, dove mesi prima 50 mila persone avevano invaso Madrid. A quasi due anni dal 15 maggio degli Indignados arriva 99%, il settimo album in studio della band ska-punk nata nel 1994 a Vallecas. «Siamo noi il 99% – spiega il chitarrista della band Joxemi – noi che manifestiamo, ma anche i poliziotti con cui ci si scontra», come si vede sulla cover del disco, dove quella cifra marchia sia il ragazzo, sia l’agente. «Due anni dopo il movimento (degli Indignados ndr) non è scomparso, sta cercando di diventare un gruppo politico: molti sono d’accordo, altri no. Dopo la discesa in piazza però, bisogna dare un seguito a quello che si è smosso, anche se si perde il romanticismo del movimento. Come è successo da voi con Grillo: una storia romantica di un umorista che dice la verità con le battute, poi le cose sono cambiate: quando ci si mette in gioco è più facile essere criticati rispetto a quando non si fa nulla. Bisogna entrare in politica anche per cambiare la politica stessa, da fuori non si fa niente. Sono rimasto perplesso però dalla questione Casa Pound, pur capendo le idee di Grillo e il ’buttare tutto giù e cambiare’: se sei antifascista certe cose non le puoi fare».

Proprio di cambiamenti e ribellione parla il primo singolo di 99%, dal titolo Canto a la Rebelión: «La ribellione fa pensare a Zapatisti o al Che, ma non è con le armi che si ottengono le cose, ti ammazzano in un attimo e se non ti uccidono, la stampa ti sputtana. È con piccoli cambiamenti che potremmo fare la differenza, ma la gente non rinuncia neanche all’auto per andare a lavorare». Un’alternativa per Joxemi è «l’Islanda, dove si è deciso di non pagare il debito e ripartire, è vero però che sono in pochi e tutti d’accordo. In Spagna e Italia invece la gente pensa solo a sé». Poi il suo sguardo va al Venezuela: «Chavez è morto il giorno dell’uscita (spagnola) del nostro cd, mi è dispiaciuto tantissimo, nel suo paese avevo visto dei miglioramenti, la povertà stava diminuendo. La Spagna è stato il paese più antichavista che abbia mai conosciuto: le notizie su Chavez che arrivavano erano solo negative. Invece quando sono stato in Venezuela c’era una tv che parlava malissimo di lui e mi sono detto ’strano che un dittatore non chiuda un canale così’, come invece avrebbe fatto Franco». Quasi 40 anni dopo la Spagna non teme più un Generale, ma la perdita del lavoro: «La gente viene pagata di meno ed è più ricattabile. Gli spagnoli ora vanno in Ecuador a cercare un lavoro». Eppure un’isola felice c’è, gli Ska-P la cantano nel pezzo Marinaleda, «un paese nel sud della Spagna, retto da Gordillo, un socialista vecchia maniera, dove tutti guadagnano circa 1200 euro al mese, che non è tanto, ma lo diventa dato che il comune per 15 euro al mese ti dà un terreno per costruirti da solo la casa. L’utopia di cui tanto parliamo lì funziona». Così questa storia circola oltre confine tramite la musica, «che non può cambiare il mondo, ma la testa della gente un po’ sì».

Anche se le cose non cambiano facilmente, come emerge in «Ali Babà, un pezzo sui politici, sull’onda di España va bien, una nostra canzone vecchia, ma attuale», che diceva ’È che la Spagna va molto bene/va molto bene per i soliti di sempre’. «Ogni settimana c’è un nuovo scandalo, come quello dei 22 milioni in Svizzera del Partito Popolare. A noi piacerebbe un’alternativa, come la vostra di Grillo. Perché andare avanti con quelli che sappiamo già essere pericolosi?». Un critica politica Joxemi la ritrova in «Rino Gaetano, con il suo Nun te reggae più. Diceva le nostre stesse cose, ma quanti anni prima?! Oggi ci sono la Banda Bassotti e i Talco, per il resto la scena ska-punk è calata molto in questi anni, l’ho visto girando l’Italia con i No Relax – band ska-core fondata con la compagna Micky, ex Bambole di Pezza ndR-, come è calata l’attività dei centri sociali. È così anche in Spagna. In una situazione come questa a fine anni ’70 sono arrivati i Clash, con idee forti: magari qualcosa di simile c’è già e non lo stiamo comprendendo, come all’inizio non è stato compreso il punk, magari salterà fuori qualcosa con un nome diverso, fatto da ragazzi con vestiti normali e teste piene di idee. Le creste che si vedono in tv non significano più niente».

Anche l’indipendenza a ogni costo si è stemperata, non solo per Manu Chao, già criticato per il passaggio a una major, ma anche per Ska-P, che distribuiscono 99% con Warner: «Penso si debbano lasciare le cose a quelli che le sanno fare. Non siamo in grado di fare una distribuzione mondiale come band». L’unica data degli Ska-P in Italia è fissata per il 13 aprile al Mediolanum Forum di Assago (Milano)