Clinicamente allergico alla nostalgia, muovendosi di continuo in uno spazio-tempo che sembra levigare le epoche musicali, Paul Weller ritorna con il 13esimo album solista che ha un legame con il precedente Saturns Pattern, legame di facile individuazione in pezzi come New York e il gospel di The Cranes Are Back. Il titolo del disco è preso proprio dal testo di quest’ultima ma, nonostante questa scelta possa rievocare il politicizzato, Wake Up the Nation, disco del 2010 d’urgenza quasi punk e memore degli albori dei The Jam. A Kind revolution , come ha dichiarato lo stesso, è un invito a una rivoluzione dello spirito, o dell’anima, della gente che passa attraverso gli ever changing moods musicali con i quali Weller ci sconvolge da ormai quarant’anni. In questo disco infatti si trovano tutte gli sfaccettati e policromatici aspetti della sua musicalità, dal Northern soul al funk, dal pop-jazz dei The Style Council alle chitarre graffiate del punk in un continuo gioco di incastri melodici. Circondato dalla stupefacente sezione ritmica (il bassista Andy Crofts e il batterista Ben Gordelier), le tendenze soul di Weller fuoriescono dalle feroci chitarre di Woo Sè Mama mentre Long Long Road sembra strizzare l’occhio alle ballad di Lennon-McCartney. Un cocktail mai indigesto che mescola gli ingredienti in giuste dosi, e a impreziosire il tutto, due partecipazioni sorprendenti: Boy George nell’esperimento funk-disco One Tear e soprattutto Robert Wyatt che in She Moves With the Fayre partecipa ai cori prima di lanciarsi in un istante di puro incanto con la magia della sua tromba.