Violato, nascosto, martoriato e desiderato, il corpo della donna musulmana e’ considerato troppo spesso solo un oggetto. Parlarne e mostrarlo e’ un tabu’ invalicabile soprattutto se a farlo sono proprio due donne, due artiste del Cairo: Nadine Hammam e Shaimaa Sobhy. A colpi di pennello le giovani dipingono la propria rivoluzione egiziana mettendo a “nudo” il problema femminile. La loro arte e’ una rivoluzione visiva che racconta quello che tutti sanno e non dicono sulla condizione femminile in Egitto. Entrambe partono dal corpo per raccontare di una società misogina ed aggressiva che educa la donna ad essere succube, a vivere incasellata negli schemi maschilisti mentre il corpo diventa semplice oggetto di desiderio.

Nadine ha 35 anni, e’ sorridente e schietta, ha vissuto all’estero e mostra gli usi e i costumi assimilati persino nell’arredamento della sua casa-studio. Nadine Hammam fuma sicura le sue sigarette ma si adombra quando parla delle reazioni del potere costituito per i suoi quadri. Ha esposto sotto Mubarak senza grandi complicazioni, bastava non toccare la religione. Diverso e’ stato con I Fratelli Musulmani. E adesso? Si vedra’! La situazione attuale è ancora troppo ingarbugliata.

I suoi quadri dall’anima pop raffigurano dei grandi corpi nudi, silhouette di donne provocanti sulle quali appaiono talvolta delle scritte pungenti e ironiche con le conseguenti critiche alla cultura musulmana. Ma questo stile e’ il punto di arrivo di un lungo percorso ancora in itinere. Nadine e’ sempre stata alla ricerca di un linguaggio che comunicasse il disagio femminile nell’opprimente mondo islamico.

Inizialmente i suoi ritratti erano realistici, volti e corpi nudi di donne di differenti classi sociali che posavano per lei, sostenendola nella sua battaglia. Le nuove protagoniste, tra cui la stessa artista, dalle posture seducenti, con lo sguardo ammiccante e con il corpo decorato da piccoli swarovski, erano sfacciatamente in vetrina, erano pronte per essere comprate!

La possibilita’ di riconoscere le protagoniste dei quadri aveva suscitato scalpore ma forse aveva avuto maggiore impatto la volonta’ esplicita di abbattere le categorie sociali, di scavalcare le barriere servendosi proprio del tabu’ della rappresentazione del corpo. Nadine sente che e’ questo il vero problema, il corpo della donna! L’artista sviscera provocatoriamente le frasi, le posture e il gioco erotico tra uomo e donna in differenti serie pittoriche: la donna viene messa in vendita, viene definita come un semplice contenitore e ammonisce sui suoi sentimenti.

Questa scelta ha portato a Nadine non pochi equivoci e pericoli. Per la societa’ egiziana una donna che dipinge corpi nudi si dichiara esplicitamente disponibile e gli uomini si spingevano in avances oscene, persino il padre di una sua amica non ebbe scrupoli a proporsi. Oggi Nadine ha paura, e’ piu’ attenta e non fa entrare nessuno nell’atelier.

Dopo la rivoluzione le aggressioni alle donne sono aumentate, l’artista si sentiva sotto controllo dei Fratelli Musulmani e l’ombra dei salafiti era sempre dietro l’angolo. La sua arte ancora non si e’ confrontata con il potere dei militari ma la sua ultima mostra al Cairo ha avuto un tono diverso. L’analisi dei rapporti tra uomo e donna ora appaiono nei riflessi di uno specchio in frantumi. I suoi pezzi formano, come per un puzzle casuale, le frasi che scandiscono le relazioni amorose. Nadine continua a dipingere corpi nudi, ma al momento ha messo da parte le provocazioni in patria, proiettandosi verso il mercato estero nell’attesa di tempi migliori.

Fortunatamente Nadine non e’ sola nella sua battaglia artistica per le donne, Shaimaa Sobhy condive con lei l’argomento vietato anche se con modalita’ differenti.

Shaimaa e’ timida ma decisa. Ha occhi grandi e profondi, gli stessi occhi che hanno i suoi esseri Ibridi, meta’ donna meta’ animale, metafora della condizione sociale e delle costrizioni imposte alle egiziane sin da bambine. Ha studiato arte in Egitto e poi in Germania. In Europa si e’ confrontata con un altro stile di vita ma soprattutto un con un altro tipo di arte. La pittura egiziana ha dimistichezza con la figura umana ma non certo con la rappresentazione del corpo, Shaimaa se ne serve e lo usa per raccontare se stessa e le altre donne egiziane. Il suo lavoro si basa sul doppio, il lato sociale e il lato recondito. Cosi’ la parte animalesca dei suoi quadri mostra le pulsioni intime, i desideri e le paure, ma anche le oppressioni educative.

La donna egiziana deve sposarsi e fare figli, e’ come un animale in cui prevalgono solo le mammelle, perche’ questo e’ il suo compito, ed e’ cosi’ che la dipinge Shaimaa. Le sue sono donne-mucca legate da un filo rosso che le costringe e le stringe, mentre la mano che ne occlude la bocca rivela il divieto della parola. L’altalenarsi di posture e simboli rende i soggetti e gli episodi esplicativi dell’universo femminile costretto anche ad armarsi animalescamente con le corna del bufalo o le unghie del gatto contro le aggressioni sessuali. Questa evoluzione stilistica e’ stata una tappa obbligatoria, prima degli Ibridi i riferimenti di Shaimaa erano maggiormente espliciti, ma ora il messaggio e’ piu’ forte, rimane negli occhi come nella mente. Prossimamente sara’ per una collettiva al Palace of Arts del Cairo Opera House e successivamente, con una mostra personale, alla Misr Gallery per continuare la sua rivoluzione dipinta.