Dieci mesi dopo aver dato inizio alla campagna di vaccinazione di massa contro il coronavirus, il ministero della salute israeliano ha annunciato che, per la prima volta, a partire da oggi alcuni cittadini potranno ricevere il vaccino di AstraZeneca. Si tratta di una novità di rilievo, per certi versi è un passo indietro rispetto a scelte fatte in passato. Israele ha puntato tutto sul vaccino della Pfizer, colosso della farmaceutica che alla fine del 2020 garantì all’ex premier Benyamin Netanyahu milioni di dosi in cambio dei dati completi sull’andamento delle vaccinazioni e la loro efficacia, incluse le possibili reazioni avverse. Solo un numero limitato di israeliani è stato immunizzato con il vaccino Moderna. Quasi il 67% dei cittadini fino ad oggi ha ricevuto almeno una dose e il 41% tutte e tre.

Il vaccino prodotto dalla società farmaceutica britannico-svedese sarà disponibile per coloro che non possono ricevere un vaccino basato sulla tecnologia dell’mRNA, usata da Pfizer e Moderna, e solo dai 18 anni in su con una prescrizione del medico di famiglia. Coloro che completeranno l’immunizzazione con una dose di AstraZeneca dopo aver ricevuto una di Pfizer saranno considerati vaccinati. E così sarà per quelli che faranno la terza dose con il vaccino britannico. Per AstraZeneca è una piccola rivincita in un paese che lo aveva escluso del tutto dalla campagna di vaccinazioni. Qualche anonimo esperto locale ha lasciato intendere che il tanto vituperato vaccino britannico forse è più efficace del Pfizer contro le mutazioni del virus.

La variante Delta ha fatto circa duemila morti in Israele durante la quarta ondata del virus registrata tra luglio e settembre. In prevalenza tra i non vaccinati ma ha colpito anche non pochi immunizzati. E ora che il numero dei casi gravi negli ospedali è drasticamente calato, il paese si prepara a fare i conti con una possibile quinta ondata. La scoperta in un ragazzo di 11 anni rientrato dall’estero della AY4.2, una sottovariante del ceppo Delta, ha già fatto scattare l’allarme.