Mentre le due vetrine si affacciano sulla via, per entrare nel cuore dell’Espace des femmes si deve attraversare la corte interna, il cui ciottolato scomposto è tempestato di vasi di terracotta in cui vegetano piante lussureggianti. Nel pieno della rive gauche parigina, in rue Jacob, la libreria apriva le porte nel 2007 in uno spazio in cui oggi convivono anche una casa editrice e una galleria espositiva. Entrando per la prima volta nell’Espaces des femmes sembra di ritrovarsi in una parentesi avulsa dal resto della metropoli, in cui il verde domina incontrastato. Lo stesso colore che abita la città seppure, quando ci si addentra nel suo cuore di parchi, i giardini si fanno più radi e gli unici punti verdi sono quelli che fanno capolino in veste di piante d’appartamento dalle terrazze dei palazzi. Il verde dell’Espace de femmes emerge così a sorpresa dal grigiore degli edifici sobri e troppo eleganti del VI arrondissement, come quando si dimidia un kiwi e ci si stupisce di quanto possa essere intensa la tinta che traspare dal taglio nella buccia. Colore che ritorna: il logo della casa editrice, le affiche storiche e persino la tinteggiatura odierna delle scaffalature. La libraia, Marie Arsac, che lavora alla libreria da dieci anni insieme a Pauline Hillier, illustra tra parole e sorrisi le origini di questa scelta raccontando che lei stessa appena entrata si fece la medesima domanda e le donne che allora ci lavoravano le avevano spiegato che il verde è il colore delle donne, a simboleggiare il processo di reciprocità tra le donne e la natura e la speranza nel cambiamento.

Ed è ancora un cambiamento, molto recente, a cui si riferisce Marie Arsac mentre spiega in che modo lei e Pauline hanno scelto la disposizione delle sale. Quando parla dei libri presenti, che spaziano dalla narrativa contemporanea scritta da donne fino al reparto dedicato alla letteratura dell’impegno politico, riconosce con entusiasmo che a partire dal movimento #MeToo l’età di chi entra in libreria si è fatta più variabile: molte giovani e giovanissime varcano la porta per curiosità o per chiedere di sfogliare «i classici storici» e i «nuovi classici» del femminismo. Simone de Beauvoir, Angela Davis, Olympe de Gouges, bellhooks, Viginia Woolf, ChimamandaNgoziAdichie e moltissime altre prendono spazio sui tavoli e sugli scaffali, insieme al recente Cours petite fille. #metoo #timesup #noshamefist che riunisce le prises de parole e d’écriture di numerose militanti, intellettuali, artiste, proprio sull’impulso femminista dopo il caso Weinstein.
Le giovani donne che scelgono di entrare qui lo fanno perché la Librairie des Femmes è la libreria storica del femminismo parigino. La storia di questo spazio “allargato”, comincia infatti molto prima del 2007 e in un altro arrondissement. La librairie nasce nel VII nel maggio del 1974, concomitante alle Editions des femmes a opera dell’MLF (Mouvement de Libération des Femmes) e del collettivo Psychanalyse et politique. Questo movimento di lotta femminista, co-creato alla fine degli anni Sessanta da diverse donne tra cui Antoinette Fouque e MoniqueWittig, cooperanti nel dibattito sulla sessualità e l’articolazione delle lotte delle donne con le lotte anti-coloniali e di classe.

Antoinette Fouque, il cui nome resta legato alla Librairie des femmes, era marsigliese di nascita e decise di trasferirsi a Parigi per intraprendere gli studi alla Sorbonne. Lettrice alle Editions du Seuil, divenne lei stessa editrice nel desiderio di coniugare impegno politico e letterario, mirando a promuovere la letteratura scritta da donne e la lotta politica. Aprì altre due librerie des femmes, con lo stesso nome ma con un destino differente, una a Marsiglia (1976) e una a Lione (1977).
Negli anni Ottanta la libreria e la casa editrice traslocano vicino alla sede attuale e inaugurano uno dei primi spazi espositivi a risarcimento dell’invisibilizzazione delle opere di artiste donne. La Galerie des femmes nasce nel 1981 per volontà di Fouque, in rivolta al fatto che le opere di artiste donne rappresentassero una minoranza assoluta rispetto al numero delle acquisizioni dei musei e delle mostre. La galleria, che fino al 1992 è restata al 74 di rue de Seine, negli anni ha accolto e reso visibili le opere di Sonia Terk Delaunay, Milvia Maglione, Kate Millett, Tina Modotti e altre.
Alla fine del 2018, secondo questa pratica di lotta è stato pubblicato il primo manuale scolastico con 100 testi di scrittrici, dopo l’esperienza del Dictionnaire universel des créatrices (2013). Il manuale, curato tra le altre dalle co-direttrici della casa editrice, Michèle Idels e Christine Villeneuve sostenute da Sylvina Boissonnas, si intitola Des femmes en littérature (2018) e campeggia in libreria a ricordare che le donne e le loro produzioni restano ancora largamente escluse dai programmi e dai manuali scolastici; e come monito al valore della letteratura, dai primi testi medievali fino ai nostri giorni.
L’espace de femmes e il Dictionnaire universel des créatrices sono i due punti che consentono l’osservazione del mondo attraverso sguardi altri, per accedere a visioni differenti, a un confronto vasto e plurale della creazione umana. Immersa nel verde della relazione con il vivente.