Dal 1971, per decisione dell’allora presidente Johnson, il Columbus Day cade nel secondo lunedì d’ottobre. Il prossimo giorno di Colombo sarà dunque questo lunedì, ma sarà una ricorrenza decisamente diversa rispetto a quella finora celebrata, che inizia nel 1892 per infine assurgere al rango di festa federale con Fdr. La «scoperta dell’America» non è una ricorrenza solo nordamericana, anzi, lo è anche, forse ancor di più, nei paesi dell’America Latina.

In ognuna di queste nazioni ha una denominazione peculiare, riflesso di un significato proprio, che è anche andato cambiando, fino ad assumere in tempi recenti un senso rovesciato rispetto a quello della «scoperta». In Argentina era chiamato il Día de la Raza, la giornata della razza. Bianca, ovviamente. Nel 2002 l’allora presidente del Venezuela, Hugo Chávez cambia radicalmente la denominazione, decretando il Día de la Resistencia Indígena.

Sulla sua scia si sarebbe poi mossa l’Argentina della presidente Kirchner. Non solo chiama la ricorrenza del 12 ottobre il Día del Respeto a la Diversidad Cultural, ma, nel 2013, rimuove il monumento a Colombo a Buenos Aires, sostituendolo con uno dedicato alla patriota Juana Azurduy, opera donata dal presidente della Bolivia Evo Morales. Nel corso degli ultimi vent’anni in quasi tutti i paesi latinoamericani e in Spagna la festività ha perso il senso dell’omaggio all’esploratore genovese per assumere il significato di una ricorrenza infausta per i popoli nativi o, nei casi migliori, il senso di un incontro di civiltà che comunque ha prodotto la molteplicità e la diversità culturale ed etnica latinoamericana, che del continente è il tratto distintivo.

Ora è il turno del governo degli Stati Uniti, dopo che da diversi anni, in città come Los Angeles, Denver, Dallas, Phoenix, Washington, Boston, il giorno di Colombo è stato cancellato per essere sostituito con il giorno dei popoli indigeni e molte statue dell’esploratore genovese sono state rimosse o abbattute o imbrattate di vernice. Biden non si spinge fino a questo punto, non cancella il Columbus Day ma proclama nello stesso giorno l’Indigenous Peoples’ Day.

Un atto riparatorio lungamente atteso dai nativi e dai tanti americani che negli ultimi due decenni, con sempre maggiore consapevolezza e impegno, hanno fatto proprie le istanze di minoranze per troppo tempo, e tuttora, oppresse e maltrattate o, nel caso dei nativi, vittime di genocidi e mai davvero risarcite. Senza andare a scomodare archivi e biblioteche, basta leggere gli ultimi dati su Covid 19. Dicono che nativi, neri e latinos sono stati colpiti molto più duramente dei bianchi, in termini di casi e di decessi, da due a quattro volte di più in media. E analoghe proporzioni sono riscontrabili in malattie gravi come diabete, Alzheimer, disturbi cardiovascolari.

Biden motiva con parole molto impegnative la sua decisione: «Per generazioni le politiche federali hanno sistematicamente cercato di assimilare e spostare dalle loro terre i popoli nativi, sradicando le loro culture. Oggi riconosciamo la resilienza e la forza dei popoli indigeni, così come l’incommensurabile impatto positivo che hanno avuto su ogni aspetto della nostra società». Ma il presidente democratico s’avventura nell’impossibile acrobazia di salvaguardare la ricorrenza, in quello stesso giorno, dedicata a Cristoforo Colombo, al personaggio più simbolico di una conquista raccontata come «scoperta», all’icona degli italo-americani e – anche per contrasto al diffondersi e all’affermarsi delle rivendicazioni delle minoranze – dell’America bianca, trumpista. Che, rovesciando il senso della realtà, si sente minoranza. Discriminata, minacciata.

Biden è il presidente e il capo di un partito votato da minoranze che votano in misura molto ridotta il Partito repubblicano, sempre più il partito dei bianchi, anche nelle forme, oggi esplicite, del suprematismo. Al tempo stesso una parte consistente della comunità Italian-American è tradizionalmente dem. La scelta di tener insieme due istanze evidentemente opposte è una non scelta, che potrebbe costargli cara sia sui due fronti sia, in generale, come evidenza di una sua incapacità di leadership più che della capacità del politico vecchia scuola di trovare il compromesso impossibile. Tutto questo mentre i sondaggi sono spietatamente in calo per lui.

Va tuttavia ricordato che il Columbus Day nasce in realtà come un atto di risarcimento nei confronti della comunità italo-americana – dopo il linciaggio, nel 1892, di undici immigrati italiani a New Orleans – con la dedica di una ricorrenza a un grande personaggio dell’Italia. Nella rosa c’erano Dante, Michelangelo, Leonardo, Galileo. Fu scelto proprio l’emblema di quello sciagurato pensiero di annientamento dell’«altro» che avrebbe prodotto in seguito episodi come il linciaggio di undici immigrati. Colpevoli di avere la carnagione scura. «Colorata». Come i «negri», come gli «indiani».