Lo scorso 26 luglio un’inchiesta della Procura di Milano ha portato all’arresto di Massimo Lettieri, presidente della Cooperativa Rimaflow di Trezzano sul naviglio (Milano), accusato con la cooperativa stessa di «associazione per delinquere finalizzata al traffico illegale di rifiuti». Accuse pesantissime e paradossali, per chi conosce la storia e l’esperienza di questa fabbrica recuperata dalle lavoratrici e dai lavoratori e da loro autogestita. Una realtà nata proprio con l’intento di rilanciare una produzione manifatturiera legandola al recupero e riciclaggio di materiali di scarto affinchè non diventino «rifiuti», contribuendo così alla salvaguardia del territorio e dell’ambiente (oltre che della salute di chi lavora).L’inchiesta della procura cerca di portare allo scoperto un ennesimo traffico e trattamento illecito di rifiuti, in una zona dove troppe volte abbiamo assistito alla gestione di questi settori produttivi da parte delle varie mafie e criminalità organizzate. Tra le società coinvolte dall’indagine anche la Rimaflow. Perché?

Dal 2016 alla Rimaflow si è avviata una sperimentazione sulla lavorazione della carta da parati mista cartaceo-vinilica, per separarne le materie prime e rimettere nel circuito produttivo materiali puliti, in particolare pvc, che altrimenti sarebbero stati regalati alle discariche (con effetti inquinanti). Un tentativo di tornare alla vocazione produttiva della fabbrica che avrebbe potuto in prospettiva avere importanti ricadute, anche occupazionali, oltre che una ragione forte nel quadro degli obiettivi ecologici del progetto della cooperativa stessa. Sperimentazione che è stata portata avanti non in maniera clandestina, nascosta, ma alla luce del sole. Tanto che è stata presentata a soggetti istituzionali coinvolti nella partita del circuito recupero – riciclo, quali AMSA, A2A e Città Metropolitana.La relazione con le altre società coinvolte è stata quindi di tipo produttivo e commerciale, non certo «un’ associazione per delinquere».

Per difendere Massimo Lettieri e la Cooperativa Rimaflow, e per ribadire le ragioni della nascita di questa realtà, il suo impegno e, forse soprattutto, la sua credibilità etica e sociale, centinaia di persone e realtà associative hanno promosso un appello internazionale e una sottoscrizione per sostenere la Cooperativa, Massimo e la difesa processuale. Di tutto questo si discuterà domenica 9 settembre, alle ore 16.00, dentro la fabbrica Rimaflow, in via Boccaccio 1 a Trezzano sul Naviglio, in un’assemblea pubblica organizzata dalla stessa cooperativa e dalla rete Fuorimercato Autogestione in movimento.

Un’occasione per capire meglio questa ingarbugliata vicenda e per discutere di come sostenere concretamente l’esperienza della fabbrica recuperata e autogestita. Una sperimentazione difficile, complicata dalla condizione di «illegalità» dell’occupazione dei capannoni della ex- fabbrica Maflow di proprietà di Unicredit. Proprio nei giorni in cui il Ministro dell’Interno rilancia la sua politica contro le occupazioni «abusive», colpevoli evidentemente non di «illegalità», ma di rappresentare uno spazio di aggregazione sociale autonoma e resistente, questa esperienza di occupazione e autogestione si trova a dover difendere la sua stessa sopravvivenza.

Il sito Rimaflow: https://rimaflow.it/
Per aderire all’appello: https://rimaflow.it/index.php/2018/09/03/appello-rimaflow-vivra-firme-pervenute/
Su Facebook: http://www.facebook.com/OccupyMaflow