«Ho visto le guardie lì a destra, uh/ In tasca ho una cosa che, no,/ frate’, non è concessa, uh». «Ah, droghe leggere, tasche pesanti, ah/ Quanti serpenti a sonagli, ah/ Con una mano pronti per spararti/ Con l’altra pronti a salvarti (…) Lei vorrebbe un po di (sniff) io non tocco quella roba, no». «L’odore di un pacco di erba che si sente in tutta la scala/ I fra’ che non fanno traslochi ma se vuoi ti svuotano casa/ Senza un lavoro normale, se lo inventano/ Quello che non hanno loro, se lo prendono».

Sono testi come questi che la procura di Pescara dovrà vagliare accuratamente per scoprire se Gionata Boschetti, in arte Sfera Ebbasta, nella top ten delle classifiche e seguito da milioni di ragazzini, con le sue canzoni abbia realmente istigato i suoi fan all’uso di sostanze stupefacenti. I magistrati pescaresi infatti hanno aperto un fascicolo a suo carico dando seguito all’esposto presentato da due senatori di Forza Italia, Lucio Malan e Massimo Mallegni.

I quali hanno scelto la procura del capoluogo adriatico tra quelle delle città in cui il cantante si è esibito durante il tour dell’estate scorsa (14 date), molto prima della triste notte tra il 7 e l’8 dicembre in cui morirono cinque ragazzi e una donna nella tragedia della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (Ancona) dove si sarebbe dovuto tenere un concerto di Sfera Ebbasta. Il dolore di quel dramma è ancora vivo, e tocca corde molto viscerali, come dimostra l’eco ottenuta dal post scritto su Facebook dalla madre di una vittima che si è scagliata contro il cantante accusandolo di avere «sei morti sulla coscienza».

Così, dopo le “femministe” che attaccavano il trap boy per i suoi testi assolutamente non politically correct nei riguardi delle donne e per la sua visione pornografica del sesso, ora è la volta dei proibizionisti. Per i due senatori, i testi di Sfera Ebbasta, oltre a «frequenti oscenità», «si riferiscono pressoché tutti all’uso di droghe e spesso al loro spaccio, senza mai accennare alle negatività di tali pratiche».

Naturalmente si spera che alla procura di Pescara abbiano reati più importanti da perseguire e magistrati che comprendano che il trap è un sottogenere dell’hip hop, non certo musica raffinata ma espressione di una sottocultura giovanile che trova effimeri consensi. A meno che non si insista con pratiche talebane e iniziative come questa che i Radicali italiani hanno definito «da sciacallaggio».