Dopo l’empasse, ecco la rigenerazione. Il centro per l’arte contemporanea Pecci, grazie alla nuova e attivissima direttrice Cristiana Perrella, riprende consistenza e visibilità, con le mostre Il museo immaginato. Storie da trent’anni di Centro Pecci curata da Perrella, Codice colore: opere dalla collezione di Alessandro Grassi a cura di Stefano Pezzato, ma anche con una fitta serie di eventi fra cui Art Cities. Le nuove città dell’arte, ciclo di talk sulle nuove capitali dell’arte narrate da curatori, galleristi e direttori di musei. Ma è soprattutto l’anteprima italiana della trilogia Second Summer of Love a fungere da collettore.
Commissionata e prodotta dal brand Gucci e dalla rivista Frieze, è dedicata al fenomeno della musica elettronica e della rave culture e affidata a Wu Tsang, Josh Blaaberg e Jeremy Deller.

La trilogia prende inizio nel 1988 quando la musica elettronica e la cultura giovanile esplodono in Inghilterra e sconfinano in Europa e negli Stati Uniti. Le radici dell’acid house e la scena rave clandestina, la loro contaminazione sullo stile di vita giovanile e sulla cultura contemporanea in generale, è la chiave di accesso a un film che enuclea la sua evoluzione fino ai nostri giorni, e di cui lo street style, le sfilate di moda, per esempio, sono tangibili nell’opera di molti artisti. La trilogia della durata totale di due ore circa, è composta da Into a Space of Love, diretto dal filmmaker losangelino Wu Tsang, che analizza la storia e l’eredità della house music newyorkese, radicata nelle esperienze di vita di una comunità queer, prevalentemente composta da neri e latini, e nelle battaglie dei suoi movimenti di liberazione. Il film combina in modo psichedelico il passato al presente della vita notturna di New York City, attraverso le voci dei protagonisti e dj di generazioni differenti. Nondimeno fonde gli stati d’animo e i sentimenti generazionali e insegue quella esperienza comunitaria fatta di passione profonda per la vita notturna che permane per sempre.

Il secondo step è Distant Planet: The Six Chapters of Simona realizzato dal regista Josh Blaaberg che indaga la disco italiana, quasi sempre intesa come un surrogato della pop music statunitense e britannica. Attraverso documentari d’archivio, interviste e immaginazione, Distant Planet, che filmicamente è il più narrativo, è ideato intorno a tre star della disco italiana e ne segue le loro fantasie e ricordi musicali durante un viaggio. Second Summer of love si chiude con il film realizzato da Jeremy Deller Everybody in The Place: An Incomplete History of Britain 1984-1992,  che si riconnette ai temi della protesta sociale e dell’egemonia culturale già trattati in molte altre opere dell’artista londinese, come The Battle of Orgreave, Acid House, The History of the World. Deller affonda la ricerca sul fenomeno acid house, ispirato da un gruppo di dj londinesi che aveva scoperto l’ecstasy durante una vacanza a Ibiza nel 1987. L’esplosione dell’acid house e dei rave nel Regno Unito fu il breaking point socioculturale che attraversò metropoli e provincia smarcando classi e identità sociali planetarie. Deller, vincitore del Turner Prize 2004, dà centralità al rave e all’acid house, rendendoli parte dei processi di cambiamento che rivoluzionarono la Gran Bretagna negli anni ’80. Nel film vengono giustapposti dei materiali d’archivio rari che ripercorrono i movimenti di protesta, i rave party nei capannoni abbandonati, alla ripresa di una classe di studenti dell’ultimo anno delle superiori (Deller stesso ne riedita la storia sociale e contro-culturale) che ha costruito l’identità britannica e che è frutto della fusione delle lotte del movimento operaio, fino agli scollamenti culturali negli anni Ottanta. Il quarto film di Second Summer of love di Jenn Nkiru racconta la cultura techno di Detroit e Berlino: verrà presentato a Frieze a Los Angeles a febbraio 2019.