Velocizzazione dei processi penali e civili per smaltire i 9 milioni di procedimenti pendenti, ma anche maggiore controllo sul lavoro dei magistrati, cominciando con nuovi criteri di elezione dei membri togati del Csm per limitare il peso delle correnti, qualche paletto in più alla trascrizione delle intercettazioni per limitare la diffusione mediatica selvaggia, ma anche una limatura alla responsabilità civile diretta delle toghe introdotta con l’emendamento della Lega alla legge Ue.

Non solo: arriva la stretta sul reato di associazione mafiosa, sul falso in bilancio e sull’autoriciclaggio, l’allungamento dei tempi di prescrizione che si dovrebbero fermare dopo il primo grado di giudizio e nuove regole per la confisca dei beni delle mafie. Il pacchetto di riforme che il Guardasigilli Andrea Orlando ha messo a punto per il Consiglio dei ministri di lunedì prossimo, stando alle prime notizie trapelate, ha l’aria di una revisione strutturale di tutto il sistema giudiziario, come aveva chiesto il Consiglio d’Europa dopo la condanna per le carceri sovraffollate.

Una parte (la riforma dei codici di procedura penale e civile e l’inasprimento delle sanzioni per i reati di mafia, di corruzione e finanziari) saranno probabilmente varati subito con un decreto legge o un ddl, mentre per tutto il resto al momento il governo si limiterà a proporre delle «linee guida» da discutere successivamente con i soggetti interessati, sulla scia della riforma della pubblica amministrazione della ministra Marianna Madia.
Ma, sebbene il confronto del Guardasigilli con le associazioni e i sindacati di categoria delle soggettività interessate alla riforma continui anche in questi giorni a ritmo serrato – ieri il ministro ha convocato l’Anm e per oggi l’Unione nazionale Giudici di pace, insieme alle altre organizzazioni dei giudici di pace e delle toghe onorarie – dal mondo della giustizia si levano già alcune voci di protesta. Prima tra tutte, quella dei magistrati togati del Csm che temono un colpo di mano del governo a pochi giorni dalle elezioni del nuovo Consiglio, previste per il 6 e 7 luglio, visto il meccanismo del voto disgiunto che Orlando vorrebbe introdurre per disgregare le correnti (mentre gli 8 membri laici del Csm saranno eletti il prossimo 3 luglio dal Parlamento in seduta comune).
Il nervosismo cresce però soprattutto attorno al tema della responsabilità civile diretta dei magistrati. L’Anm si è detta «preoccupata» per le possibili misure. Il governo starebbe pensando a come intervenire per correggere l’emendamento Pini al disegno di legge comunitaria 2011 passato alla Camera l’11 giugno scorso, mantenendo però la possibilità di opporre ricorso contro la magistratura. Nel Csm, per esempio, potrebbe nascere una sezione disciplinare separata per giudicare, in primo grado, l’operato delle toghe. E una Corte per il secondo grado di giudizio composta anche da magistrati contabili e amministrativi.
L’associazione sindacale dei magistrati ha anche espresso al Guardasigilli preoccupazione per il nuovo sistema disciplinare e per le limitazioni alla trascrizione delle intercettazioni che, secondo le “linee guida” governative, dovrebbero essere solo riassunte, in modo da evitare la divulgazione dei testi. «Vogliamo capire bene prima di esprimerci – è stato il commento della presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi – Per ora siamo solo agli annunci che però danno delle indicazioni, alcune più rassicuranti altre meno. Rassicuranti sono la norma sulla reintroduzione del falso in bilancio, l’aumento dei tempi di prescrizione del reato di corruzione, alcune norme che riguardano in particolare la normativa antimafia, l’aumento delle pene. Per quanto ci riguarda tutta la magistratura ci ha sempre detto che le intercettazioni sono uno strumento indispensabile e fondamentale».

E infatti, secondo Matteo Orfini intervistato ieri dall’Huffington post, «non ci sarà alcuna limitazione alle intercettazioni». Questo nodo si affronterà però dopo l’estate.
La priorità di Orlando ora è smaltire i 5 milioni di procedimenti civili pendenti e abbreviare i tempi lunghissimi delle cause che costano all’Italia l’1% del Pil. Per questo il provvedimento che andrà lunedì in Cdm punta a trasferire in sede arbitrale una parte dei processi istituendo camere ad hoc presso i Consigli degli ordini degli avvocati. E a favorire il ricorso alla via stragiudiziale attivando procedure di negoziazione assistita da un avvocato, come nel sistema francese.