L’India è rimasta molto scossa dalla tragica storia della ventenne stuprata e uccisa da un gruppo di uomini su un autobus a Delhi nel 2012. Dopo quel drammatico episodio c’è stato un risveglio delle coscienze, la gente è scesa in piazza a migliaia per manifestare contro la violenza di genere e rivendicare diritti e rispetto. Una risposta civile per rompere il silenzio e l’ingiustizia.

È a quel terribile fatto di cronaca che si è ispirato Ram Devineni, regista, editore, fondatore della rivista Rattapallax e coautore, insieme a Vikas K. Menon, del fumetto Priya’s Shakti (il potere di Priya), illustrato da Dan Goldman, scaricabile in rete. Il libro racconta di una vittima di stupro, Priya, violata, offesa, umiliata, poi ripudiata dalla sua famiglia. Dopo la rabbia e la sopraffazione iniziali, la donna diventa la capofila di un potente cambiamento culturale. Protagonisti, anche Parvati e Shiva, coppia di divinità indù, che osservano dall’alto le azioni deplorevoli del genere umano.

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La storia: un giorno Priya viene aggredita da un gruppo di uomini che abusa di lei. Dopo essere cacciata di casa, va a vivere nella giungla, lì invoca l’aiuto della dea Parvati che decide d’incarnarsi nel suo corpo per fare giustizia. In quelle sembianze, incontra uno degli aggressori che tenta di nuovo di violentarla, ma Parvati si rivela minacciando di punirlo. Shiva, arrabbiato per il pericolo corso dalla moglie, punisce tutto il genere umano con un decreto che impedisce la procreazione. Questo però segnerà la fine dell’umanità e rappresenterà una condanna anche per le donne. Parvati mette in atto una serie di convincimenti per indurre Shiva a cancellare la legge e trovare un’altra soluzione. A quel punto, lui decide di revocare il decreto a patto che gli uomini dimostrino di essere disponibili a cambiare.

Parvati chiede a Priya di usare tutto il suo coraggio per farlo, lei accetta: torna nel villaggio cavalcando una tigre e incitando la gente con slogan sull’uguaglianza di uomini e donne. Il messaggio si diffonde rapidamente e Shiva finalmente cancella il decreto. Sarà dunque il coraggio di Priya a dare inizio a un vero e proprio movimento.

Le tavole del fumetto sono esposte per la prima volta in Italia durante la tre giorni di incontri, laboratori, mostre, proiezioni, in programma a Civita di Bagnoregio durante il meeting internazionale La Città Incantata, ospiti i «disegnatori che salvano il mondo» (fino al 12 luglio). Una manifestazione d’arte diffusa fra vicoli, piazze, case private e osterie.

Il paese sospeso rappresentato dal maestro del cinema giapponese Hayao Miyazaki ne La città incantata, appollaiato su un calanco, è denominato la città che muore per la lenta erosione del terreno su cui sorge. La piccola frazione sarà gioiosamente invasa da più di cinquanta artisti dell’animazione, fumettisti, illustratori, street artist, chiamati a raccolta dal direttore artistico Luca Raffaelli. Il suggestivo centro è stato scelto per rispondere all’appello di salvarlo, lanciato dal presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, sottoscritto da molte personalità della cultura e dall’ex presidente Giorgio Napolitano.

Fra gli autori invitati a salvare il mondo, è stato chiamato anche Ram Devineni, filmmaker ora di base a New York, che ha creato l’eroina che combatte contro la violenza sessuale. La casa di produzione Rattapallax ha deciso di rilasciare gratuitamente il fumetto in internet e di decorare i muri di Mumbai con decine di immagini tratte dalla vicenda narrata in strisce.

Perché raccontare una storia di stupro attraverso le divinità indù?

Ho costruito un nuovo racconto in cui una donna comune, sopravvissuta ad una violenza carnale, cerca l’aiuto di Parvati. Sarà merito di Priya sfidare le convinzioni della gente. Ho voluto creare un nuovo supereroe indiano che attraverso la forza di persuasione è in grado di motivare la gente al cambiamento. Per superare la paura trova la forza nella tigre e sfida la società a iniziare un nuovo corso. È un’immagine di empowerment femminile.
Come può essere utile un fumetto nel cambiare la mentalità contro la violenza di genere?

Creare un cambiamento culturale è molto difficile, ma non impossibile. Priya dimostra che si può fare. Anche l’India ne sta attraversando di importanti in un breve periodo. Per me, dopo le proteste in seguito all’orribile stupro sul bus, è stato subito chiaro che c’è voglia di cambiare. A protestare erano giovani e adolescenti, i futuri leader, e questo è un segno di speranza. Il fumetto è parte di un movimento più grande per condurre la società civile ad affrontare la questione della violenza di genere.

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Ora la società indiana è più sensibile all’argomento?

Sì, lo è. L’orribile stupro del 2012 ha suscitato attenzione e un nuovo movimento centrato sui diritti delle donne e focalizzato sulla lotta contro la violenza di genere. È presto per vedere i risultati, ma è già nelle menti della gente. Ero a Delhi quando accadde quel terribile episodio e ho partecipato subito alle proteste. Ero inorridito e arrabbiato per l’indifferenza delle autorità del governo. C’era un enorme grido di protesta da parte di uomini e donne. Ricordo le parole di un poliziotto a Delhi «non sono brave ragazze quelle che tornano a casa di notte,» intendendo che se l’era meritato o aveva provocato l’aggressione. So che la violenza sessuale in India non è una questione di leggi, ma un problema culturale. Deve esserci però una inversione di tendenza, specialmente sul ruolo della donna nella società moderna: vanno sfidate le idee patriarcali che sono da noi così radicate.

Priya ha dato vita a un vero movimento. In cosa consiste?

L’obiettivo del progetto è appunto sfidare il patriarcato e creare empatia con le sopravvissute per rendere loro meno difficile la ricerca di giustizia per poter iniziare un processo di ripresa. Grazie ad un’applicazione i lettori possono entrare nel fumetto. Vogliamo che il messaggio si diffonda nei social network, che la gente dica «sto dalla parte di Priya», ovvero sostengo l’uguaglianza delle donne e le battaglie delle vittime di stupro per la giustizia. Con una App si può accedere a molto materiale extra: animazioni, testimonianze. Abbiamo usato la street art, un medium molto popolare in India, disegnando l’immagine di Priya seduta sulla tigre e rendendola un’icona della lotta contro la violenza nel mondo. Le illustrazioni sui muri pubblici hanno avuto un grande effetto sulla gente.

Il fumetto è stato realizzato nel dicembre 2014 al Mumbai Film and Comic Book ed è immediatamente diventato virale, scaricato da oltre cinquecentomila utenti. Alla fine del libro rivolgiamo un appello alle donne vittime di violenza. Parlando con loro, ho capito quanto sia difficile avere giustizia e quanto le loro esistenze siano minacciate, diventino precarie dopo aver denunciato. Vengono scoraggiate dalle famiglie, dalla comunità e anche dalla polizia stessa. Il peso della vergogna ricade sempre sulle vittime e non sui colpevoli. Questo atteggiamento ha prodotto nel tempo una grave impunità per gli uomini. Lavoriamo a stretto contatto con l’Ong Apne Aap per portare il fumetto nelle scuole e nei centri culturali. Abbiamo organizzato molti laboratori a Dharavi, slum di Mumbai, NYC e Delhi. Per avere dei risultati ci vorrà tempo e un lavoro profondo sulla società civile.