All’interno del Maker Faire newyorchese c’è lo stand di Riprendo@Home, un progetto di ricerca regionale finanziato nell’ambito dell’Accordo Quadro tra Regione Lombardia e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Il progetto sviluppa una piattaforma integrata e personalizzabile per la riabilitazione neuromotoria post-ictus, possibile a domicilio e realizzata a basso costo in quanto creata con i micro processori open source e pezzi composti con le stampanti 3D.

«L’importanza della riabilitazione è enorme e ormai assodata – dice Matteo Malosio, ricercatore e parte del Consiglio internazionale delle ricerche – Nei primi due tre mesi è fondamentale ma una volta si pensava che che il suo potere benefico fosse circoscritto solo a questi primi mesi e che dal sesto, nono mese in poi, non apportasse più alcun miglioramento. Ora si è visto che anche in una fase più avanzata la fisioterapia permette un recupero e un miglioramento costante delle condizioni del paziente ed è necessaria per mantenere i risultati acquisiti. La robotica ha ancora dei costi molto elevati, questo tipo di macchina si trova solitamente nelle cliniche, nei centri specializzati ma siamo riusciti a creare un prototipo a basso costo utilizzando software open source e pezzi prodotti da stampanti 3D. L’uso della stampante 3D è stato fondamentale anche per accelerare il processo produttivo, alcuni pezzi realizzati con questo metodo sono stati fatti nel giro di una notte, molto più velocemente che seguendo una strada, diciamo tradizionale. Così, con l’uso di software open source e delle stampanti 3D abbiamo realizzato uno strumento riabilitativo che permette ai pazienti di accedere alla fisioterapia da casa propria».

Un miglioramento notevole per chi si trova ad affrontare dei cicli di riabilitazione neuromotoria, non solo per la comodità indiscussa del non doversi recare in un altro luogo per compiere gli esercizi necessari alla propria routine di recupero, ma per l’implicazione psicologica del non essere ospedalizzato, del poter inserire nella propria vita quotidiana un’attività che non viene più percepita come medica ma come benefica. Questa, per tutti i casi che richiedono una riabilitazione neuromotoria, è un’implicazione non trascurabile che accelera e comunque facilita la ripresa e il benessere del paziente.

Ma cosa ci fa una macchina per la riabilitazione dei pazienti con disturbi neuromotori al Maker Faire, tra lo stand delle bambole che camminano da sole e gli amplificatori a contatto? «Siamo reduci da congressi specializzati – spiega Matteo Malosio – come L’Iros di Chicago, la International Conference on Intelligent Robots and Systems, che si è chiusa proprio qualche giorno fa, ci è sembrato utile venire anche qui e portare l’esistenza di questo prototipo anche alla conoscenza della gente comune, di un pubblico non di settore, spiegando un po’ meno i dettagli tecnici ma illustrando il principio e la modalità per cui è stato sviluppato. Per la stessa ragione saremo presenti anche al Maker Faire di Roma».

La piattaforma Riprendo@Home non è standard ma può e deve essere personalizzata, agisce sia sul piano neurologico che su quello muscolare, per una personalizzazione della terapia riabilitativa. La terapia stessa `e poi concepita come in evoluzione, adattandosi ai progressi e alle esigenze mutate di ogni paziente.

Bisogna considerare che Ii recupero neuromotorio di soggetti colpiti da ictus ha un grosso impatto economico sul sistema socio-sanitario a livello mondiale, anche per la continua richiesta di personale specializzato incaricato della riabilitazione. Questo macchinario domestico creato a basso costo facilita la vita dei pazienti e permette di alleggerire anche la spesa pubblica, consentendo di proseguire la riabilitazione nei propri domicili, situazione che in americano si definirebbe win win situation, una situazione in cui tutti ne traggono vantaggio, da qualsiasi punto di vista la si osservi».

«Sarà banale ripeterlo – continua Matteo Malosio – ma il Maker Faire è la fiera degli artigiani digitali del terzo millennio. Gli artigiani digitali si occupano di meccanica, fanno robotica e comunque cercano di arrangiarsi, di trovare soluzioni alternative, soluzioni meno costose. Noi crediamo nella condivisione e in questi principi e oltre che creare una macchina utile, vogliamo anche dimostrare che in questo mercato, il mercato delle macchine riabilitative, non è necessario guadagnarci sopra, lucrarci sopra più di tanto, il margine è comunque ampio e si possono creare strumenti utili. Questo è il motivo per cui non esistono ancora macchine di questo tipo che possono essere utilizzate nelle case dei pazienti, la presenza di un mercato troppo costoso».