Papa Francesco ha rimosso dalla guida della diocesi di Osorno (Cile) il vescovo Juan Barros, accusato di aver coperto gli abusi sessuali sui minori da parte del suo “maestro”, padre Karadima.

Il “caso Barros” aveva fatto esplodere lo scandalo pedofilia in Cile (80 preti coinvolti), che Francesco aveva affrontato con superficialità, minimizzando le responsabilità («non ci sono prove, sono tutte calunnie», aveva detto a gennaio in Cile). Fino a quando l’indagine del suo inviato, mons. Scicluna, non ha rivelato le evidenze di abusi e coperture che hanno spinto il papa alla retromarcia: ha ricevuto le vittime e ha convocato in Vaticano i vescovi cileni, che a maggio hanno presentato le dimissioni.

Oltre a Barros, Francesco ha rimosso altri due vescovi, formalmente per raggiunti limiti di età (75 anni): Caro (di Puerto Montt) e Duarte (di Valparaíso), quest’ultimo accusato di comportamenti scorretti da alcuni ex seminaristi.

La vicenda non è conclusa. Scicluna è di nuovo in Cile per un supplemento di indagine. Si attende la rimozione di altre tre vescovi insabbiatori e “discepoli” di Karadima e forse di due cardinali over 75: Ezzati (vescovo di Santiago) ed Errázuriz, fra i consiglieri di papa Francesco.