Il 30 e 31 gennaio si è svolto il raduno invernale on-line di Rive (Rete Italiana Villaggi Ecologici) con temi di riflessione sugli ecovillaggi: direzioni e pratiche. È stata depositata ad Ottobre 2020 la proposta legge sulle comunità intenzionali, definite come possibile laboratorio di sperimentazione sociale, che sono riconosciute e disciplinate negli aspetti contrattuali e legislativi. Un passo importante per lo sviluppo identitario di queste realtà che destano sempre più interesse. Qui al cohousing l’incontro è stato vicinanza e speranza, un grande abbraccio virtuale in una casa comune. Le realtà sono molto differenti fra loro. Anche l’ecologia, valore e obbiettivo comune, è concepita e praticata in modo diverso, non solo tra ecovillaggi, ma anche qui tra noi. Per Ernesto è terra da curare e coltivare, orto, animali. Per Pier macinare sentieri di montagna tra roccia e cielo. Per Olga abiti riciclati, conserve di frutta, alimentazione vegetariana. Per Lola impegno per i migranti. Per Aurora cultura cinematografica da diffondere. Per Anna e Carlo campane tibetane e meditazioni nel bosco. Per Gianni andare a piedi. Per Smirna è Gregory Bateson: «mente collettiva» e «trama che connette». Ecologia è un processo: richiede pensiero e ricerca. Luigina Mortari insegna Epistemologia della ricerca pedagogica all’Università di Verona. Nel suo ultimo libro «Educazione ecologica» Bari 2020, scrive che siamo chiamati ad una nuova cultura, «umanesimo ecologico», per abitare la terra con criterio diverso. Propone un excursus su figure e ricerche dell’ecologia: Albert Schweitzer, Henry David Thoreau e altri, Deep Ecology e altro. C’è urgenza di non pensare più al mondo umano come unico capace di intelligenza e organizzazione ed al mondo naturale come suo parco di risorse.

Va discussa la qualità dell’agire umano, perché scienza e tecnologia stanno scompensando la sostanza dei processi naturali con processi imprevedibili ed anche catastrofici di ritorno. È importante un laboratorio di pensiero che crei nomi nuovi per un agire nuovo, che si confronti con i classici e con la scienza, non da rifiutare, ma rifondare oltre la sua pretesa neutralità, con una relazione anche «emotivamente densa» con l’oggetto di ricerca. Un umanesimo ecologico per ripensare alla condizione umana di fragilità e vulnerabilità che richiede, come essenziale per la vita, la cura. Cura non solo come pratica riparativa, ma anche come pensare e prendersi cura di direzioni di senso, per vivere nel migliore modo possibile. Siamo e diventiamo ciò di cui ci curiamo. Allora l’Ecologia intesa come cura di noi stessi, degli altri e del creato diventa la strada, al di là delle differenze, da percorrere insieme.