La vittoria elettorale della Lega in Abruzzo è osservata ed enfatizzata dai commentatori soprattutto come contraltare del crollo del Movimento 5S. Ma è poco valutata come risultato in sé, come novità storica nella geografia elettorale del Paese.

L’Abruzzo è una regione del Sud, quella parte d’Italia sulla cui criminalizzazione e dileggio la Lega Nord di Bossi ha costruito le sue prime fortune e i cui abitanti sono stati schiacciati per decenni sotto lo stereotipo dei ladri e dei parassiti. Quella campagna di odio e dileggio che già negli anni ’80 ebbe il potere di mettere in crisi, di far apparire come truffaldini, i normali trasferimenti e gli investimenti pubblici nelle regioni meridionali.

Oggi quel sentimento non è mutato.

In tanti ambiti delle regioni del Nord, ha depositato pregiudizi e rancori antimeridionali che rimangono però latenti, solo perché la Lega di Salvini ha individuato nei migranti il nuovo nemico, aiutato dall’ondata emigratoria degli ultimi anni.

Ma il successo di questi giorni, lo sfondamento in una regione meridionale, si spiega anche con una grande capacità di menzogna del leader leghista, coperta in gran parte dai dirigenti dei 5 S e dal silenzio complice e gravissimo degli uomini del Partito Democratico.

LA PAROLA D’ORDINE di Salvini, «Prima gli italiani», nasconde infatti un seguito non detto, «ma prima ancora i veneti e i lombardi». È questa la parola d’ordine completa. Gli abitanti di queste due regioni del Nord – a cui si vuole aggiungere, marchio di vergogna della sua gloriosa storia civile, anche l’ Emilia Romagna – sono infatti considerati più italiani degli altri. E ad essi va assicurata la maggior parte dei propri introiti fiscali, e concessa la piena autonomia amministrativa su 23 materie.

Si tratta del più vasto e radicale progetto antimeridionale nella storia dell’Italia repubblicana. E nonostante questo il partito di Salvini si avvia a vincere anche le elezioni regionali in Sardegna.

Possibile che nessuno dei suoi oppositori sia stato in grado di dire agli elettori sardi che sta per diventare legge una ripartizione della ricchezza fiscale che renderà le regioni ricche sempre più ricche e quelle povere sempre più povere?

E che nascerà così una sanità di serie A e una di serie B, che i malati bisognosi di interventi altamenti specialistici non potranno più trasferirsi dagli ospedali della propria regione a quelli del Nord (v. Enzo Paolini, il manifesto del 12/2)? E inoltre che le scuole e le università del Sud avranno sempre meno risorse, contrariamente a quelle iper-italiane del Veneto e della Lombardia, i cui insegnanti potranno avere stipendi regionali superiori a quelli delle restanti regioni?

MA ALLORA come può accadere che tanti e sempre più meridionali votino per il partito del loro più agguerrito nemico? Per la formazione di aree di privilegi territoriali che saranno direttamente proporzinali all’emarginazione del Sud?

La spiegazione è che essi non vengono informati e vengono silenziosamente traditi. Ma a tenerli all’oscuro non è solo Salvini e i dirigenti dei 5S, che dilapideranno ben presto i consensi accumulati al Sud – giusto il tempo che ci vuole perché le popolazioni comprendano l’inganno in cui sono caduti.

A tacere solennemente sono anche i leader del Pd che avrebbero un argomento potente di lotta contro l’avanzare della Lega, altrimenti destinata a dilagare, e invece stanno in silenzio per calcoli elettorali del momento.

Quanta infantile cecità! Non sanno costoro che se l’autonomia differenziata diventerà legge, in breve tempo le condizioni di tante aree del Sud diventeranno zone di disperazione sociale dove i partiti non potranno più tenere neppure una sede. I pastori sardi oggi ci dicono qualcosa.

MA QUALE PAESE poi credono di poter governare, frantumato in un puzzle di regioni, che in un decennio riporteranno l’Italia agli stati preunitari? E credono davvero di cancellare le tracce dell’irresponsabilità di oggi cambiando le insegne alla «ditta»? Non sanno che i loro nomi e i loro volti s’imprimeranno a fuoco nell’odio popolare e spariranno per sempre dalla faccia d’Italia?

Incredibile miopia della borghesia nazionale – così visibile nella mordacchia che Il Corriere della Sera e la Stampa hanno messo su questo tema – che si illude di avere maggiori chances dando il comando alle regioni più forti, e dimenticando che senza avere alle spalle il sistema-Paese, l’Italia intera, essa sarà più debole, e le fortune di qualche singolo si pagherà con il sicuro declino di tutti.