Nel 1919 nasce a Lecco l’Ape – associazione proletari escursionisti. Sono ancora anni in cui l’alpinismo è uno sport borghese, poco conosciuto e di nicchia.

Di chiara impronta socialista, il gruppo è piccolo, conta inizialmente soltanto due-tremila iscritti ma riesce comunque a coinvolgere le classi popolari in un’attività di svago – all’epoca una novità per chi apparteneva al proletariato – che potesse in qualche modo diventare un’alternativa al tempo libero, speso per lo più a bere nelle osterie. Nel 1926 l’Ape è costretta a sciogliersi e diventata clandestina, subisce diversi attacchi dalle squadracce fasciste. Durante la resistenza l’Ape partecipa attivamente ad azioni mirate contro l’occupazione, aiutando diverse persone a espatriare lungo i tratti più impervi delle montagne italiane. Più avanti i suoi membri entrano nelle brigate Garibaldi e si riuniscono in un gruppo di rocciatori volontari che si coordina con gli americani in azioni di recupero di viveri, medicinali e armamenti paracadutati nelle zone intorno a Lecco.

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È davvero una storia di resistenza ante-litteram quella dell’Ape. Nata ben prima del fascismo, ha poi fatto tesoro dell’esperienza accumulata dai suoi associati durante anni di esercitazioni in montagna, riuscendo a giocare un ruolo di primo piano al fianco dei partigiani, grazie a un supporto logistico che ha impedito la fuga di diversi nazifascisti, allo scadere dell’occupazione.
La guerra finisce e le gite pacifiche ricominciano con entusiasmo. L’Ape si ricostituisce ma perde pian piano la vocazione sociale degli inizi. Durante gli anni del boom economico, quando lo sport di massa diventa realtà, i più giovani membri dell’Ape desiderano prendere più alla leggera l’attività dell’associazione, considerando le escursioni come attività piuttosto ludica che impegnata. Arriviamo così a oggi e l’unico circolo sopravvissuto è proprio quello di Lecco, quello degli albori.

Fino a pochi mesi fa sembrava proprio che questa bella storia di sport popolare rischiasse di finire presto, complice l’anagrafe dei suoi membri. Almeno fino a quando alcuni giovani arrampicatori milanesi, si imbattono nello spigolo Ape, nel corso di una giornata in montagna. Ritornati a valle decidono di andare a trovare la sezione di apeini di via S.Fritsch a Lecco e di seguire quello che loro stessi chiamano un’intuizione : «far rinascere, alle pendici dei grattacieli di Milano, una sede metropolitana della storica associazione proletari escursionisti che animò le vette e le valli del Lecchese lo scorso secolo.»

La sezione milanese è presto costituita e trova la sua sede a Piano Terra, spazio occupato di fronte ai famosi grattacieli e giardini verticali dell’Isola.

Abo e Ambra sono tra gli animatori del gruppo, organizzano molte escursioni tematiche e lottano per trasmettere agli alpinisti del futuro la memoria di quello che è stata l’Ape storica. Gli chiediamo le ragioni e le esigenze che li hanno portati a ricostituire l’Ape di Milano: «In questo momento, il modo in cui è affrontato l’alpinismo a Milano, è spesso legato a un forte agonismo. Tutto è incentrato su una pratica sportiva competitiva. Noi pensiamo invece che si possa andare in montagna per il semplice desiderio di farlo, senza per forza dover competere a qualcosa. Chiaramente non è più l’Ape delle origini, quando c’era l’operaio immigrato a rischio di alcolismo, che veniva aiutato a vivere positivamente il suo tempo libero. Però ancora oggi a Milano, le persone fanno fatica a vedere la pratica dell’escursionismo, come qualcosa realmente alla portata di tutti. Quando invece può benissimo esserlo. Vivere la montagna come dovrebbe essere vissuta: arrivare in cima senza fretta ma soprattutto condividere questa meravigliosa esperienza con chi non è pratico della salita. Questo vuol dire aspettarlo, incoraggiarlo e fargli forza, anche a costo di rallentare il proprio ritmo».

C’è una logica ben precisa anche nella scelta dei percorsi: «Sono gite organizzate cercando di legare l’andare in montagna con un evento storico. Per esempio, in aprile ci piace l’idea di seguire i sentieri della Resistenza. L’anno scorso siamo stati sulla Grigna, dalla parte del rifugio Rosalba che era uno dei percorsi partigiani. Quest’anno, invece, ricorre l’anniversario della prima guerra mondiale. Abbiamo quindi pensato di organizzare un doppio incontro: un aperitivo qui a Piano Terra a Milano, insieme a uno storico e alpinista che parlerà del ruolo dei rifugi alpini durante la guerra per poi ripercorrere tutti insieme un sentiero che sale verso l’Adamello, alla ricerca di alcuni di quei luoghi. Altre volte capita che scegliamo escursioni slegate da qualsiasi percorso politico o storico. L’idea comunque è quella di rimanere accessibili a tutti e quindi evitare passeggiate che esigano attrezzature economicamente impegnative».

Ape funziona molto bene, il gruppo aumenta di numero. Ed è anche capitato di coinvolgere la letteratura in una delle escursioni fuori porta. «Abbiamo contattato Wu Ming 1 chiedendogli se desiderava portare la presentazione del suo libro Point Lenana (in cui si cita l’Ape storica) in alta montagna. Lui ha accettato e così siamo partiti di buon ora per il rifugio Croce di Campo, nella zona del comasco. Wu Ming 1 ha fatto una breve presentazione e siamo restati lì a dormire. Un’iniziativa molto bella che vorremmo replicare presto».

L’esperienza di Ape non si ferma alle escursioni ma continua a Piano Terra, uno spazio sociale occupato da due anni e mezzo nel cuore di Isola a Milano, vissuto da diversi collettivi ed esperienze artistiche, che si riuniscono nel tentativo di ricreare uno spazio sociale, proprio lì dove si sente forte il fenomeno della cosiddetta «gentrification» legata alla costruzione del polo Garibaldi-Repubblica.
E quindi Ape invita la cittadinanza a partecipare a diversi cicli di proiezioni cinematografiche, accompagnate da dibattiti sulla montagna e si sta impegnando ad allestire una vera e propria biblioteca sul tema che possa crescere grazie alle donazioni spontanee.

L’affetto per gli ultimi apini storici di Lecco è grande. Ambra è sicura che il senso ultimo di quest’avventura, stia proprio nella loro testimonianza: «Abo ha appena finito di scrivere un breve libro sulla storia dell’Ape e sta cercando un editore disposto a pubblicarlo».

Negli sguardi e nelle parole dei nostri amici di Lecco si legge un pezzo di storia orale italiana che rischia di andare persa. Credo che Ape-Milano nasca soprattutto con il desiderio che questo non avvenga. Per maggiori informazioni e per partecipare alle escursioni è possibile contattare l’associazione all’indirizzo: www.ape-milano.it

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