Un’edizione speciale all’insegna della “resistenza” con la ferma volontà corale di tenere in vita un evento che fa ormai parte della storia del jazz internazionale, come si può notare dalla presenza del programma di Rumori Mediterranei nella guida internazionale dei festival che ogni anno la prestigiosa rivista americana Down Beat pubblica nel mondo intero: un’edizione riuscita grazie al forte impegno del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale di Roccella e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, e grazie al contributo organizzativo di numerosi volontari e dal sostegno oggettivo degli artisti presenti; purtroppo i tagli imposti al budget dai mancati contributi di alcuni enti hanno significato un minor nero di concerti rispetto agli anni scorsi, senza però dover rinunciare ai livelli di qualitativi dell’offerta musicale nel passato anche recente.

Infatti il valore di un festival jazz, dal punto di vista artistico-culturale, è avvertibile soprattutto nei progetti originali, che si mettono in campo, con il rischio consapevole della novità e dell’azzardo; e in tal senso, anche quest’anno, alla 41ª edizione, Rumori mediterranei di Roccella Jonica, svoltosi tra il 22 e il 29 agosto, è un festival che non si smentisce, perpetuando la linea di contaminazioni attorno al jazz contemporaneo. Pensando agli highlights, freschi di memoria, non si possono anzitutto dimenticare i mattatori di una settimana intensa, con due concerti a serata e tre presentazioni di libri, frammiste a spaghettate (la pasta ‘corte d’assise’, diventata oramai un brand locale) e aperitivi in un locale ricavato sopra all’anfiteatro all’aperto di moderna fattura, arcana memoria, calorosa accoglienza.

PROTAGONISTA, anzitutto, è Vincenzo Staiano, fondatore di Rumori e da un decennio il direttore artistico: anglista e presto autore in libreria con un saggio sul mitico contrabbassista Scott La Faro resta, innanzitutto, il professore, a cui va il merito di incoraggiare i giovani, gli esperimenti, le jam session, gli accostamenti tra generi, stili, luoghi musicali. Suggeritore o consigliere potrebbe invece definirsi Giuseppe Rossi, giovane avvocato torinese, esperto del diritto in musica e nei mass-media, che si occupa della parte letteraria, dialogando con gli autori dei libri presentati, tra i quali spicca il batterista Raul Catalano che, dopo aver illustrato le proprie monografie su Paul Motian e su Han Bennink con tanto di esempi pratici, diventa mattatore dello small group forse più ardimentoso dell’intera rassegna, assieme agli americani X e Hanson e al senegalese Dudù Kouaté: quest’ultimo, dopo la conferma dell’enorme talento percussionistico, completa il terzetto ideale, ripetendosi assieme ad Alessandra Bossa (pianoforte) ed Eloisa Manera (violino) con l’Africanation Trio nelle vesti del griot.

LE COMPONENTI etniche dialoganti con il postmodern o il free sono da sempre prerogativa di Rumori, a ribadire la profonda arcana mediterraneità attraverso le performance di due gruppi misconosciuti nel nostro paese, ma di forte impatto comunicativo, dal vivace AJS (Albanian Jazz Society) di Tirana fino al lirico JazzMakam Athenian Band dalla Grecia. Quasi per contrasto ecco invece la voce dall’America con i due rapper newyorkesi, Donald D. e K. Sparks, accompagnati da jazz band italiane, a dimostrazione di come le intuizioni, su questo connubio, di Miles Davis o di Bradford Marsalis, già trent’anni fa, fossero plausibilissime. Senza nulla togliere alla star Noa, bravissima come sempre anche quando affronta jazz standard (a lei insoliti), con i fidi Gil Dor (chitarra e arrangiamenti) e Gadi Seri (batteria e percussioni), l’ultima serata per il gran finale rivela forse le maggiori sorprese, in puro ‘Roccella stile’, con l’E.G.O. (European Galatctic Orchestra) e con l’ottetto francese Lehmmans Brothers che ribadiscono come la musica odierna, per essere vera o credibile, debba accettare sempre ulteriori sfide, coniugando le tradizioni al futuro, l’avanguardia di oggi alle incognite del domani, nel nome dell’arte resistente, come indica il programma 2021, che già si fa rimpiangere. Ma il rimpianto, purtroppo ben più tragico, va alla memoria del brigadiere dei Carabinieri Silvestro Romeo e la moglie Giusy Bruzzese, storica collaboratrice del festival, uccisi dal teppismo stradale, in un incidente motociclistico, mentre, la mattina di sabato, erano diretti a Riace per sbrigavare alcuni atti burocratici per la rassegna: ancora altre morti innocenti sul lavoro.