La regione Puglia, investita dalle due stragi di braccianti e dal caporalato, in questi anni non è stata a guardare. Certo, il lavoro da fare è tanto e non mancano le frizioni con sindacati, comuni e aziende del comparto agricolo, ma i passi avanti ci sono stati. La Puglia ha redatto un Piano triennale per le politiche migratorie che affronta i temi legati al caporalato. L’azione più forte è stata quella del primo marzo 2017, con lo sgombero umanitario del Gran Ghetto ubicato tra Rignano Garganico e San Severo. Al quale seguì un piano di ricollocazione dei lavoratori migranti presenti. Centocinquanta furono trasferiti nell’azienda agricola di proprietà regionale Fortore di San Severo, gestita dall’associazione Ghetto Out – Casa Sankara, si aggiunsero poi altri 80 dopo l’incendio divampato il 7 febbraio 2017. Altri 150 risiedono, invece, nella struttura L’Arena, sempre a San Severo. Il Gran Ghetto però è tornato in poco tempo a ripopolarsi: a breve si procederà al definitivo sgombero e messa in sicurezza dell’area.

Al fine di superare l’esperienza della baraccopoli, la Giunta regionale ha deliberato la realizzazione di tre foresterie per i braccianti agricoli stagionali che raggiungono la Puglia. Due in provincia di Foggia, ad Apricena e San Severo, capaci di ospitare ognuna 400 lavoratori, la terza in Provincia di Lecce, a Nardò, in grado di accogliere 200 braccianti immigrati.
Le prime due sono ferme a causa di cavilli burocratici che si spera presto di superare. Infine, la regione ha contribuito alla realizzazione di una quarta foresteria nel comune di Turi per 150 lavoratori stagionali impegnati nella campagna di raccolta cerasicola.