[ACM_2]L’[/ACM_2]altro ieri proprio su queste pagine si raccontava la lotta degli universitari torinesi contro le nuove norme sul diritto allo studio che la giunta regionale di Roberto Cota stava approvando. Una mobilitazione che aveva testimoniato un’importante presa di coscienza degli studenti, ma che sembrava ormai votata alla sconfitta.
Oggi torniamo su il Manifesto per riferire, invece, di una vittoria inaspettata, arrivata in extremis mercoledì sera, dopo dieci giorni di assemblee e cortei spontanei, anche notturni. Decisivi sono stati gli ultimi due passaggi, che sulla carta dovevano essere puramente formali. Il primo al CoReCo, il comitato regionale di coordinamento delle università piemontesi, dove i rappresentanti dei vertici degli atenei hanno sostanzialmente dato ragione agli studenti: i criteri – cioè le medie-voto altissime – del nuovo bando per ottenere borse di studio e posti nelle residenze sono stati giudicati gravemente iniqui. La Regione, in difficoltà, ha cominciato a fare marcia indietro: la retorica imperante del «merito» e della «competizione» mostrava la corda. Poche ore dopo è stato il turno del Consiglio di amministrazione dell’Edisu (l’ente regionale per il diritto allo studio), nel quale gli studenti hanno fatto irruzione in massa per assicurarsi che nessuna decisione venisse presa senza di loro. Dopo aver imposto la partecipazione dei propri rappresentanti in quell’organo, nominati dall’università ma mai riconosciuti dalla Regione, gli studenti sono rimasti a presidiarlo, occupando gli uffici dell’ente fino al termine della seduta. Risultato: al bando contestato si è aggiunto un allegato che farà sì che la media-voto non costituisca un criterio di sbarramento, ripristinando dunque lo scorrimento nelle graduatorie anche per chi non avrà, ad esempio, il 29 a Filosofia o il 28 a Medicina. L’obiettivo di dieci giorni di mobilitazione è stato raggiunto, ma ora per noi si apre la partita più importante: quella delle risorse. Il diritto allo studio, infatti, non può essere garantito attraverso le briciole eventualmente derivanti da riassestamenti nel bilancio regionale: quest’anno il taglio ammonta a 6 milioni. La piccola-grande vicenda di lotta che abbiamo alle spalle dimostra come l’opposizione quotidiana alle politiche di smantellamento dello stato sociale sia l’unica via per individuare percorsi alternativi di uscita dalla crisi economica, sociale e culturale che stiamo subendo. Determinazione e chiarezza degli obiettivi sono fondamentali: dovrebbero finalmente capirlo tutte le forze sociali di opposizione.
Dopo questa vittoria, alla ripresa dell’anno accademico cercheremo di ottenerne altre. Respingendo la logica dell’atomizzazione individualistica, abbiamo dimostrato che possiamo riprenderci quello che ci viene tolto dalle politiche, in Piemonte come a Roma e Bruxelles, condotte nel nome dell’austerità.
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