Raphael Confiant ci regala con «Madame St.Clair – La regina di Harlem» (Edizioni Stampa Alternativa, pagine 240, euro 20) un ritratto utile a inquadrare la questione femminile (e afroamericana, perché conta l’origine della protagonista) al di fuori dei cliché che ancora circondano l’universo della seconda metà del cielo. Qui si narra la storia di Stéphanie St-Clair, di lingua francese, sbarcata ad Harlem, in una New York (siamo tra gli anni 20 e 40 del secolo scorso) preda di svariate organizzazioni criminali. E di una criminale in fondo tratta la storia di Confiant, scrittore martinicano, ma del tutto particolare, lontana dal machismo dei boss ma capace di grandi crudeltà e di decisive (e spietate, siamo nel mondo delle risoluzioni femminili) vendette. Una donna, venuta dalla natia Martinica, che diventerà capobanda delle lotterie clandestine e darà filo da torcere ai boss sia neri che bianchi diventando una sorta di icona del movimento femminista afro-americano. Un personaggio controverso ma capace di affascinare. Dopo l’apprendistato terribile nel quartiere malfamato dei Five Points (descritti mirabilmente, sia pure indietro di qualche decennio, dallo Scorsese di «Gangs of New York») Madame St-Clair decide fortissimamente, contro la realtà, di contrattaccare e vivere. E lo fa a modo suo. Scrive Confiant: «Doveva pur sopravvivere ad Harlem dove, anche tra persone della stessa razza, nessuno dava niente per niente. Soprattutto a una donna d’origine straniera e che per giunta storpiava l’inglese». Stéphanie, più volte stuprata in gioventù da membri del Ku Klux Klan, diventerà donna – gangster temuta persino da boss mafiosi come Lucky Luciano. E dominerà nei locali più esclusivi di Harlem, come il Cotton Club: «Da parte mia apprezzavo entrambi gli universi: quello pericoloso e, a dirla tutta, rivoltante della strada e quello non meno pericoloso ma più ovattato di quei templi della lussuria stregati dai giganti della musica». Oltre a confrontare la propria vita con quella di grandi donne dello spettacolo: «Vite di cui nessuno vedeva né mai avrebbe visto il parallelismo, seppure all’inverso, per la semplice ragione che Joséphine Baker viveva perennemente sotto i riflettori, mentre io, Stéphanie St.Clair, mi sforzavo di farlo nel più assoluto riserbo, preferendo l’ombra alle luci della ribalta». E, non a caso, il cinema si occuperà di lei. In «The Cotton Club» (1984) di Coppola sarà interpretata da Novella Nelson, mentre in «Hoodlum» (1997) di Bill Duke il suo ruolo è incarnato da Cicely Tyson.