Le elezioni americane 2016, che dovevano essere un noioso svolgersi di eventi già scritti, saranno ricordate come tra le più imprevedibili e ricche i colpi di scena; tutto questo susseguirsi di novità viene riportato e amplificato da ogni canale comunicativo possibile, con i testa, come ovviamente prevedibile, i social media.

Con Snapchat, che a febbraio alla vigilia dell’inizio delle primarie in Iowa, aveva deciso di entrare nell’arena delle presidenziali con «Good Luck America», un programma di news originale indirizzato ai giovani elettori e condotto da Peter Hamby, giornalista politico ora passato a dirigere le news del social media più indirizzato alle nuove generazioni e l’apporto dell’ormai tradizionale Twitter, e via via tutti gli altri social a seguire, si era capito da subito che per capire i passaggi dell’elezione del presidente degli Stati uniti sarebbe stato necessario possedere uno smartphone.

Così, il giorno precedente le cruciali primarie della California, è stato un giorno di grande fermento social, riflettente la notizia dell’ormai certa (o quasi) incoronazione di Clinton come candidata ufficiale dei democratici.

Questa notizia è arrivata tramite un tweet postato dalla Associated Press, che ha dichiarato sufficiente il numero di delegati di Hillary per essere lei la candidata prescelta dalle primarie, e ha definito il dato come storico, essendo lei la prima candidata donna a correre ufficialmente per le presidenziali.

Il tweet della Ap. ha immediatamente scatenato un serie di reazioni a catena più che prevedibili data l’immediatezza dei mezzi usati.

Non è infatti più necessario scrivere un comunicato stampa concordato e diffonderlo capillarmente alla stampa, un bravo social media manager sa come divulgare una notizia, e uno scadente lo farà comunque. «Molto inappropriato» è stato il primo commento di Sanders all’annuncio dell’agenzia di stampa che nel frattempo, in ogni caso, non fermava il flusso e continuava a twittare della storicità dell’evento traendo da sola ogni conclusione mentre il manager della campagna di Sanders ha subito dichiarato che l’«uscita» dell’Ap è stato «un caso sfortunato» e «un giudizio molto affrettato», non lasciando così dubbi sulle intenzioni di Sanders di proseguire nella corsa.

Quando, poco dopo un altro tweet dell’Assoiated Press affermava «Clinton tira fuori Sanders dalla sfida per aggiudicarsi i delegati necessari alla nomina», non solo il candidato Bernie Sanders, ma anche altri media hanno reagito con scetticismo e riprendendo la notizia in altro modo, contrastandone non il dato ma le conclusioni, come ha fatto @DemocracyNow, l’account della trasmissione di Amy Goodman, storica commentatrice ed analista ultra radical newyorchese, che ha dato spazio alla rabbia di Sanders per una proclamazione che è in netto contrasto con il suo programma secondo quale il conteggio dei delegati è un’operazione che avverrà solo durante la convention di Philadelphia.

Sorprendentemente la reazione più pacata è arrivata proprio dall’account di Hillary Clinton che si è detta lusingata sì, ma che ha invitato comunque ad attendere la fine di questo nuovo ed ultimo Supertuesday ricordando che ci sono ancora diversi stati in ballo. In realtà da giorni Clinton durante i comizi e sui social, in modo diretto, così come anche Obama in modo più obliquo, sta chiamando all’unità del partito, invitando Sanders ed i suoi sostenitori, a fare ciò che si è sempre fatto a fine primarie: radunarsi intorno al candidato prescelto mettendo da parte coltelli e veleni e facendo fronte comune contro il nemico che non è interno al proprio partito, ma nella squadra opposta.

Obama in questo momento non ha ancora dato un chiaro endorsement a Clinton ma non è un mistero che lo farà, e lo farà durante questa settimana, anche lui, probabilmente, tramite i social media.