No, la farfallina no. Persino a questo avevano pensato alla Rai: a segnalare con la farfallina rossa che il programma non era adatto ai minori. E invece si è optato per un rinvio di «soli» sei minuti della messa in onda della puntata, posticipando però il servizio «proibito», che avrebbe dovuto aprirla, la puntata, alla seconda parte. Così da oltrepassare nettamente il confine della fascia protetta.

Si parla di Presadiretta, il programma d’inchiesta in onda la domenica sera sulla terza rete della tv pubblica, condotto da Riccardo Iacona.

Ma cosa mai era venuto in mente, agli autori? Di proporre scene hard o violente, linguaggio eccessivamente scurrile? Niente di tutto questo, ma un reportage di Giulia Bosetti sull’educazione sessuale e sentimentale dei ragazzi nelle scuole europee e su quanto è ancora indietro il nostro paese (e questo caso lo conferma), sul cyberbullismo a sfondo sessuale e omofobico. Si parlava di adolescenti suicidi, anche.

Temi affrontati con grande attenzione, con interviste (tra le altre anche alla scrittrice Michela Murgia), «un servizio confezionato proprio perché potesse andare in prima serata, senza immagini ammiccanti. E’ stata una puntata di parole – commenta Riccardo Iacona il giorno dopo – perché questa è una questione di parole, una battaglia culturale. Presadiretta non è un programma da farfallina rossa. Si è trattato di un eccesso di prudenza che come è detto non ho condiviso, ma non ci sono stati tagli né censure. L’importante è che la Rai abbia mandata in onda la puntata, i bigotti sono quelli che non fanno vedere le cose. E magari ora si apre la possibilità anche per altri di parlare di questi temi, e la prossima volta anche in prima serata».

Però evidentemente solo a sentire il titolo del servizio, Il tabù del sesso, a Raitre sono andati in tilt. E, trovando conforto nei vertici aziendali, la rete ha deciso appunto di mandare in onda il programma in orario ritenuto più consono a temi che invece dovrebbero essere affrontati proprio con i ragazzi.

Effetto Family day? Terrore del «gender»? Alla Rai provano a giustificarsi dicendo che è stata la legge a suggerire la decisione e in fondo – si aggiunge senza imbarazzi – meglio così, il servizio è andato in onda alla fine del derby, il che ha giovato agli ascolti (1.578.000 telespettatori, share 6,63%).

Comunque «orgoglioso» del risultato, già nel collegamento con Fabio Fazio, Iacona domenica sera aveva anticipato al pubblico l’inversione dei temi in scaletta, premettendo: «Non vorrei che tu pensassi che siamo impazziti qui a Presadiretta e facciamo contenuti pornografici».

Poi, aprendo la trasmissione con il servizio sull’acqua pubblica che inizialmente era previsto nella seconda parte, aveva appunto chiarito: «La Rai, per rispettare la fascia protetta, mi ha chiesto di posticipare un po’ più avanti il bellissimo racconto di Giulia Bosetti. Una decisione che non condivido perché a mio modestissimo parere questo è un reportage che andrebbe visto da tutti, genitori e figli insieme, talmente è pedagogico. Giudicherete voi quando manderemo in onda il servizio. Ma è una decisione che devo rispettare e so che avrete l’amore e la pazienza di aspettare una manciata di minuti prima di vedere il bellissimo reportage».

Il dibattito – anche sullo slittamento della messa in onda – domenica sera è proseguito sui social.

E ieri sono intervenuti anche parlamentari: «E’ davvero incomprensibile la scelta della Rai di posticipare la messa in onda del programma di Iacona. Una decisione che ha il sapore dell’oscurantismo e dell’ipocrisia – ha commentato il senatore del Pd Francesco Verducci – i temi del cyber-bullismo e dell’educazione sessuale sono fondamentali da trattare per la crescita civile e culturale di una società». E Verducci apprezza «che l’approfondimento giornalistico del servizio pubblico se ne occupi».

Interviene anche Nicola Fratoianni, deputato di Sinistra italiana: «Il campionario dell’ipocrisia di certa classe dirigente italiana si arricchisce di un nuovo episodio. Quando finirà il Medioevo?». Sul caso Sinistra italiana ha anche presentato un’interrogazione nella commissione di vigilanza Rai.