«Lo hai sentito? È della provincia di Napoli anche lui. Sono tantissimi quelli che arrivano dalla Campania. Non sai quanti ne ho incontrati nel corso degli anni.» Lui è un marinaio di un mercantile fermo nel porto commerciale di Barletta ed esattamente come si può immaginare, ha la faccia cotta dal sole e dalla salsedine. Sceso per qualche minuto dal suo luogo di lavoro, si ferma a parlare. La gente di mare si racconta, quando si incontra: poche battute sul chi si è, da dove si viene e va, ed un sorriso per quella strana nave ormeggiata a poca distanza. «Siete quelli della Goletta?». Lei: «Si, siamo noi». Chi parla è Serena Carpentieri, responsabile della Goletta Verde di Legambiente, protagonista di questa storia al femminile intrecciata ad una barca in legno del 1936.

Era la prima volta che mi trovavo a partecipare all’attivismo di matrice ambientalista e ne sono rimasta entusiasta». Al termine dell’annualità volontaria le viene offerta la possibilità di permanere nella struttura: il lavoro degli inizi, l’organizzazione e la pianificazione delle campagne ambientali, diviene la strada da percorrere. Dal 2006 è stabilmente sulla Goletta e da allora, non ne è più scesa: «Ho cominciato svolgendo le occupazioni più semplici, per poi divenire responsabile di questo veliero ed anche del Treno Verde nel 2007».[do action=”citazione”]Inizia tutto negli anni duemila, quando decide di svolgere l’anno di servizio civile aperto anche alle donne dalla legge 64 del 2001. Le circostanze la portano presso Legambiente: «Ci sono arrivata per caso e di certo non immaginavo che questa esperienza sarebbe diventata un elemento importante della mia vita.[/do]

Serena Carpentieri, esattamente come il marittimo di cui sopra, è di origine partenopea. Pozzuoli per la precisione. Vai a capire quanto sia profetico e a tratti letterario passare tutta la propria infanzia nelle spiagge dei Campi Flegrei, fino a ritrovarsi stampato nelle pupille il moto circolare delle onde da adulta. Che una giovane donna assuma un ruolo decisionale importante e per giunta in un mondo prettamente maschile, ha quindi un significato speciale. Particolarmente se questo accade nel decennio appena trascorso, in cui certo la penisola non brilla per parità di diritti ed opportunità nei confronti del mondo femminile. Insomma, una storia di merito e di capacità.

Legata a doppio filo ad un veliero di settantasette anni: «Si chiama Catholica, perché costruita nella omonima località adriatica. Dapprima utilizzata nel periodo bellico per trasporto di materiale tra Italia e Jugoslavia, successivamente è stata adibita per trent’anni come peschereccio della Coop Pescatori di Cattolica. Durante gli anni ottanta è stata abbandonata come altre barche della sua età, ma fortunatamente è stata recuperata dalla coop sociale Centofiori per un progetto di restauro condotto da ragazzi tossicodipendenti. Un progetto andato a buon fine: molti di loro si sono reinseriti e la Catholica è tornata in ottime condizioni, subito dopo è iniziato il mio impegno con Legambiente».

Spesso le forme di comunicazione non verbale sono quelle più sincere: nello sguardo della nostra interlocutrice si legge un amore viscerale per la sua barca. Lo si ravvisa mentre ci racconta di quanto rimanga ammaliata oggi come ieri, dal fascino delle navigazioni notturne. Di come le stelle in mare aperto siano la realtà di un altro mondo possibile, lontano dall’inquinamento visivo delle città. Di come il silenzio della navigazione a vela sia uno spettacolo ineguagliabile. E di come tutto questo sia il comburente perfetto del lavoro che la Goletta svolge tanto in acqua, piuttosto che a terra: «L’idea madre che muove le nostre attività è quella dell’ambientalismo scientifico. Annualmente effettuiamo il periplo della penisola con un equipaggio di circa otto persone, costituito da una parte tecnica comprendente il comandante e due marinai e dal nostro staff.

Questo si occupa di coordinare ed organizzare i singoli eventi preparati assieme ai locali Circoli, il nostro vero punto di forza sul territorio, nonché di svolgere la relativa parte di ufficio stampa e comunicazione. Tra i miei compiti c’è la necessità di tenere assieme il tutto, relazionandomi sia con la partecipazione dei volontari che con i vari Enti locali con i quali ci confrontiamo». Prosegue ancora: «Oltre la biodiversità, la rilevazione della qualità delle acque, il monitoraggio dei punti critici inquinanti che riusciamo a scovare sia grazie al lavoro dei Circoli che alla partecipazione dei cittadini utilizzatori del servizio mms e web di SOS Goletta, oltre questo cerchiamo di sottolineare le situazioni positive che esistono.

L’arrivo di Catholica permette di portare a galla le tante eccellenze del nostro paese, che vanno dagli esempi di turismo sostenibile alla buone pratiche di gestione ambientale attuate da alcuni comuni costieri. Il nostro viaggio itinerante permette di gettare luce sulla loro realtà e di esportarne le storie. Altro fronte di lotta riguarda il drammatico problema del consumo di suolo lungo le coste. Abbiamo creato dei dossier sull’urbanizzazione delle stesse, imperniati sul confronto attuato con una serie di ortofoto dagli anni ottanta ad oggi per vedere quanto suolo sia trasformato oramai irrimediabilmente».

Esiziale poi nelle attività della Goletta il tema della protezione dei fondali, mai come quest’anno a rischio di trivellazioni. La gestione della questione petrolifera del Governo Monti in questa ottica è stata davvero terrificante: grazie all’articolo 35 del Decreto Sviluppo del 26 giugno 2012 si è riaperta una vera e propria corsa al petrolio nei mari italiani. Una strategia dissennata nel ricorso agli idrocarburi come fonte energetica, priva di convenienza per la collettività ma palesemente vicina ad una serie di interessi delle compagnie petrolifere. Lo scorso 17 luglio presso Pozzallo in provincia di Ragusa, è stato presentato nella conferenza stampa organizzata dalla Goletta il dossier Per Un Pugno Di Taniche, venti pagine in cui vengono esposte accuratamente le ragioni che criticano la ricerca antieconomica dell’oro nero. Tra l’Abruzzo ed il canale di Sicilia, aree dove già sono presenti impianti estrattivi, sono state rilasciate sette autorizzazioni per la coltivazione di nuovi giacimenti petroliferi che interessano 732 kmq. A queste si sommano altre trentadue richieste di ricerca degli idrocarburi ancora al vaglio delle autorità governative: in caso di risposta assertiva sarebbero interessati ben 15.574 kmq di mare.

Tra l’amore per il mare e l’attivismo sociale Serena Carpentieri ed il suo intero equipaggio, confrontano se stessi con migliaia di persone in poco meno di due mesi di navigazione, cercando di portare avanti il proprio lavoro con determinazione e un pizzico di ironia: «Mi fa sorridere vedere come la gente, inclusi rappresentati istituzionali, personale di Capitanerie di Porto e molto altro, rimanga sorpresa di vedere che a decidere ci sia una donna, per giunta giovane. Non so quale dei due elementi prevalga maggiormente nel loro stupore. Ma che si sappia, siamo tante ed agguerrite».