«Ci hanno truffato: a mia madre hanno sempre detto che tutto andava bene, che non avrebbe dovuto ritirare i soldi e che si doveva fidare». «Mia moglie ha preso le obbligazioni nel giugno del 2013, quando già erano in corso le ispezioni di Bankitalia: magari gli ispettori erano nell’altra stanza proprio mentre lei firmava». Sono arrabbiati, furenti, i risparmiatori che hanno investito nelle quattro banche salvate dal governo, e ieri in circa 200 si sono dati appuntamento poco distante dall’entrata di Palazzo Koch, la sede della Banca d’Italia. Con loro le associazioni dei consumatori e i Cinquestelle: chiedono a gran voce le dimissioni dei vertici della banca centrale e della Consob, il ritiro del decreto del governo e il rimborso integrale di tutti i soldi persi nei bond subordinati, attingendo al fondo interbancario.

«Banche = Isis». «Tredicimila famiglie truffate». «Banda Bassotti, ridateci i nostri soldi». «Io devo pagarmi la badante, le medicine, le spese sanitarie – dice una cliente di Banca Etruria, sull’ottantina, che aveva investito i fondi per la sua vecchiaia – Altro che arbitrato! Cosa dovrei dimostrare? Di essere una poveraccia? Un’ingenua? Una cretina? Ci devono restituire tutto!». I risparmiatori raccontano che in molti casi non erano stati neppure loro a chiedere di puntare tutto su titoli a rischio, ma che gli agenti dei quattro istituti – oltre a quello toscano, ci sono Banca Marche, Carichieti e Cariferrara – li avevano contattati e invitati in filiale, proponendo un nuovo prodotto finanziario. Le obbligazioni subordinate, appunto, quelle che in caso di fallimento finiscono in coda ai creditori da risarcire. O che molto più probabilmente, come è avvenuto in questo caso, un ristoro non lo vedono mai.

Gli organizzatori della manifestazione – Adusbef-Federconsumatori e il Comitato delle vittime del Salvabanche – hanno anche indirizzato una lettera a papa Francesco: ricordano il «tragico suicidio di Luigino», il pensionato che si è tolto la vita dopo aver perso i suoi risparmi nel fallimento di banca Etruria, e chiedono udienza al papa «per rappresentare le nostre sofferenze dopo che sono stati cancellati, con un colpo di penna, sacrifici di intere generazioni a 130 mila famiglie di Banca Marche, Popolare Etruria, CariChieti, CariFerrara». Sottolineano che «il salvataggio a ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l’intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura».

«Confidiamo in lei caro papa Francesco – concludono i risparmiatori nella lettera – per aiutarci a far comprendere a governanti sordi e ciechi, a tecnocrati, cleptocrati europei di Troika e Bce che stanno portando il mondo verso la catastrofe, che non può essere il paradigma dell’arbitrato affidato a foglie di fico a restituirci la dignità, ma il risarcimento integrale dei nostri beni espropriati”.

«Chi ha sbagliato deve pagare, i presidenti di Bankitalia e Consob, Visco e Vegas, devono stare in galera se no tra tre anni siamo da capo», dice al sit in Elio Lannutti, presidente di Adusbef, che subito dopo si riferisce anche a Sergio Mattarella: «Temo che il presidente della Repubblica, che dovrebbe tutelare il risparmio garantito dalla Costituzione, sia diventato il presidente della Repubblica delle banche. Le vittime hanno chiesto di essere ricevute, ma non siamo stati degnati di risposta».

La portavoce del Comitato vittime Salvabanche, Silvia Battistelli, ha criticato il decreto del governo e l’istituzione del fondo di 100 milioni, ritenuto insufficiente a risarcire tutti. Poi ha chiesto risposte sull’operato di Banca d’Italia: «Perché non è stata commissariata Banca Etruria? E perché le obbligazioni sono state vendute fino al 20 novembre?». E al governo: «Dov’è l’atto della Ue che dice che il bail-in è retroattivo? In questo modo il contratto delle obbligazioni non è stato rispettato».

Al sit-in ha aderito anche il Codacons, che ha inoltrato un nuovo esposto contro Bankitalia e Consob.