La prima edizione, nel 2019, era stata un grande successo con una programmazione che dosava attentamente nomi di richiamo e esordi all’interno del comune denominatore di un cinema indipendente tra diverse generazioni. Poi è arrivata la pandemia e anche il Festival di Cannes nel 2020 si è dovuto arrendere. Per Paolo Moretti, delegato generale della Quinzaine des Réalisateurs dal 2019, questa è dunque la seconda edizione del suo mandato in presenza – anche se la Quinzaine aveva accompagnato nel corso dell’anno i film scelti per il 2020 – e la selezione annunciata ieri conferma il talento espresso due anni fa. Il cinema italiano intanto. Tre i lungometraggi che come i corti (in cui troviamo Diego Marcon con Parent’s Room) rimandano a registi e a modalità di immaginario poco classificabili, in cui si esprimono tensione e ricerche formali che ne hanno rilanciato l’attenzione a livello mondiale (assenti nella selezione ufficiale, compreso il Certain Regard dedicato gli esordi).

JONAS CARPIGNANO che torna sulla Croisette – dove aveva presentato A Ciambra (2017) sempre alla Quinzaine, e Mediterranea (2013) alla Semaine de la Critique – con A Chiara, la storia di una ragazzina di quindici anni a Gioia Tauro, città in cui sono ambientati anche gli altri film, e delle sua ricerca di risposte alla scomparsa improvvisa del padre – «È un onore presentare il mio film a Cannes, ringrazio a Quinzaine per averlo selezionato, e ancora sono più grato al cast e alla troupe per il loro lavoro che ha permesso di portare questa storia sullo schermo. Non vedo l’ora che il pubblico veda il film e scopra l’interprete principale. Vedere Swamy Rotolo diventare Chiara è stato per me una grande gioia. Niente mi rende più felice che immaginare lei e la sua famiglia a Cannes» ha detto Carpignano.

C’è poi un altro titolo del quale si parla già molto, opera seconda di due giovani registi che qualche anno fa avevano conquistato la scena internazionale con Il Solengo, divenuto subito un felice caso critico. Matteo Zoppis e Alessio Rigo de Righi si muovono in un paesaggio che ricorda quel loro esordio con Re Granchio, la leggenda di un uomo, Luciano, che vive in un borgo della Tuscia alla fine dell’800. Innamorato di una donna, desiderata dal principe, per proteggerla compie un gesto che lo costringe alla fuga fino alla Terra del fuoco, tra i cacciatori d’oro.

È INVECE firmato a tre, Pietro Marcello, Francesco Munzi, Alice Rohrwacher Futura, un viaggio attraverso l’Italia di oggi ascoltando le voci dei ragazzi che hanno tra i 15 e i 20 anni e le loro idee di futuro.
Apertura con Ouistreham di Emmanuel Carrère, protagonista Juliette Binoche, dal romanzo- inchiesta di Florence Aubenas, in cui una scrittrice lavora per mesi come donna delle pulizie sul ferry che attraversa la Manica denunciando le condizioni di lavoro atroci a cui le donne sono costrette – in Italia sarà distribuito da Teodora-.
Tra i grandi ritorni c’è quello di Miguel Gomes – sei anni dopo Le mille e una notte – che firma insieme a Maureen Fazendeiro Diários de Otsoga, un film «improvvisato lo scorso agosto a Sintra» in 16 millimetri e durante la pandemia. Dal Brasile arriva Medusa di Anita Rocha da Silveira che intorno al mito greco costruisce una esplorazione delle lotte delle donne.
Con Retour à Reims Jean-Gabriel Périot, regista attento al confronto obliquo con la storia, adatta il libro ( autobiografico) del sociologo e filosofo Didier Eribon, che racconta il ritorno alla città di origine dopo la morte del padre, il confronto col passato, con la costrizione di un ambiente sociale che aveva cancellato, con la vergogna verso quanto chiamiamo «origini familiari».

E ANCORA: Întregalde di Radu Muntean; Hit the Road di Panah Panahi; Les Magnétiques di Vincent Maël Cardona; The Hill where Lionesses Roar di Luàna Bajrami. E The Souvenir Part II di Joanna Hogg di cui si vedrà in proiezione speciale anche la prima parte, The Souvenir, un amore tragico con Honor Swinton Byrne nel ruolo della protagonista – e nel cast anche la mamma Tilda. Film di chiusura Mon légionnaire di Rachel Lang.