Mitridate è stato un potente sovrano dell’Asia Minore del I secolo a.C. (più esattamente: Mitridate VI Eupatore, detto il Grande; visse tra il 132 e il 63 a.C.; governò il Ponto e altre regioni dell’odierna Turchia, quelle che prevalentemente si affacciano sul Mar Nero; combatté a lungo la supremazia romana, prima di essere definitivamente sconfitto).

Timoroso di essere avvelenato da qualche amico o parente, come allora (solo allora?) frequentemente accadeva, cominciò ad assumere lui stesso dosi di veleno, piccole all’inizio ma progressivamente sempre più consistenti, fino a raggiungere una totale assuefazione. Quando arrivò il momento decisivo, che per fortuna arriva per tutti, si fece uccidere con la spada da un suo soldato, per evitare di cadere vivo nelle mani dei suoi nemici romani.

L’Italia è un paese ampiamente e profondamente mitridatizzato, le dosi di veleno progressivamente ingerite l’hanno reso sempre più insensibile agli effetti negativi del morbo. Questo vale, ahimè, per qualsiasi tipo di reato; e persino per la delinquenza organizzata. Ma poi ce ne sono forme più specifiche, valide nel caso per sostenere aspetti specifici del sistema. Prossenetismo; sfruttamento della prostituzione; commercio di minorenni; compravendita di voti e di grandi elettori.

Anche uso spregiudicato (a proprio esclusivo interesse) dei grandi mezzi d’informazione; truffe fiscali nei confronti dello Stato; ostentato disprezzo delle istituzioni e della separazione dei poteri; personalizzazione paranoica dell’esercizio politico…, insomma, tutto ciò che costituisce il fondamento di un vasto e articolato sistema criminale, costituito da più individui e da più centri di potere, ma orientato da un medesimo disegno comune, sono stati ormai assorbiti e metabolizzati dal senso comune e dall’etica pubblica dominante e possono essere considerati dagli analisti e dagli opinion makers più raffinati come gli inconvenienti inevitabili di un gioco politico in sé malato, – inevitabilmente malato, non perché qualcuno abbia la responsabilità di averlo reso tale, ma perché è così oggettivamente, perché l’Italia è così, c’è poco da fare, mitridatizzata non da oggi, quante tonnellate di veleno ha dovuto ingoiare nel corso della sua lunga storia per arrivare a questo, a questa assuefazione pestifera, che apparentemente la salva e invece l’uccide?

Dice: e del consenso elettorale che ne facciamo? La domanda vera è: cosa si fa quando il consenso elettorale confligge con l’applicazione della legge? Il nazionalsocialismo, nel corso della prima fase della sua ascesa totalitaria, arrivò a conseguire più del 40% dei voti nelle ultime elezioni tedesche (semi)libere di quell’infaustissima fase (5 marzo 1933). Se i settori conservatori della Wehrmacht (per esempio il generale Kurt von Hammerstein, ma anche altri), fossero allora intervenuti con le loro truppe, nessuno oggi avrebbe niente da dire.

Ma non è questo cui, prevalentemente, penso (anche se una storia criminale, individuale o di gruppo, dovrebbe sempre concludersi in una cella). Penso invece che una lunga fase di mitridatizzazione è alla base e la premessa di qualunque passaggio personalistico o autoritario. Impressionante, ad esempio, che un movimento apparentemente antiautoritario come il 5 Stelle appunti i suoi strali ovunque meno che sulla vera radice della colpa. Quando la mitridatizzazione si espande al di là di ogni limite, e aggredisce e invade i livelli politici e istituzionali, allora la democrazia è in pericolo.

Il minimo che si possa fare in casi del genere è lottare perché la legge sia applicata fino in fondo, quali che siano le condizioni giuridico-politiche delle situazioni in causa. Quando però tale compito viene delegato agli “specialisti” del settore, – nel caso i giudici, – un passaggio ulteriore verso il baratro è compiuto. Quel compito è politico, cioè di tutti, e cioè delle istituzioni, di tutte le istituzioni, se esse vogliono veramente rappresentarci.

Se il governo del paese se ne tira fuori, perché questo gli consente di campare, la corrente dell’assopimento e del “nascondilo sotto il tappeto”, che la mitridatizzazione nasconde ma non cancella, progredisce e s’allarga, non ha più neanche bisogno di nascondersi.

La “questione morale” non è perciò qualcosa di separato dall’agire politico e civile: ne costituisce invece parte integrante, il fondamento costitutivo. Il metodo Mitridate va semplicemente cancellato dal nostro comune agire quotidiano. E’ l’operazione preliminare che condiziona il resto.