Leggendo Essere una quercia di Laurent Villon (Contrasto, euro 21,90) che inaugura la collana Tracce, di taglio antropologico, ma anche narrativo-divulgativo, mi è venuto in mente il piccolo classico di Jules Renard Storie naturali, racconti di osservazione dove lo scrittore francese si definisce un «cacciatore d’immagini». Del suo narrare scrive: «Tosto impregnato di profumi, non perde il rumore più segreto e, per comunicare con gli alberi, ecco lega i suoi nervi alle nervature delle foglie».

L’AUTORE DI QUESTO LIBRO, biologo e ingegnere forestale presso l’Ente Nazionale francese delle foreste, parte dall’albero, uno dei tremila miliardi presenti sul pianeta, per raccontare proprio l’affascinante mondo naturale che gli ruota intorno, il centro del suo libro è un Quercos di 250 anni che ha scelto come suo «compagno albero», la grande quercia sessile che sta vicino alla sua casa prima del bosco e che diventa oggetto di dissertazioni legate al mondo della scienza, dell’ambiente ma anche della storia.

PERCHÉ L’ALBERO, «per chi sa ascoltare, si rivela un narratore inesauribile». La vita naturale della pianta, la sua evoluzione, incrocia quindi le diverse epoche, dalla ghianda caduta da una quercia madre adulta ormai estinta nel 1780 prima della Rivoluzione francese fino ai giorni nostri, l’albero assiste muto ma vive e coglie lo svolgersi delle attività umane, la costruzione delle case, la bonifica delle paludi, dai pascoli alle guerre, come quella tra Francia e Prussia del 1870, le battute di caccia che i regnanti amano, quando i cani e gli uomini si avvicinano pericolosamente, ma ci racconta anche come cambia nel tempo il nostro rapporto con la natura, le leggi, i governi, gli ordinamenti.

SAPPIAMO CHE LA RIVOLUZIONE francese produce uno sconvolgimento nella gestione delle foreste, «portando al saccheggio di tutte le risorse disponibili». La quercia ha memoria di tutto questo, sostiene l’autore, la sua struttura «con un lungo ben verticale» ci dice che è vissuta vicino ad altri alberi, sostenendosi a vicenda dentro la foresta viva. Intorno al fusto c’è un mondo pullulante, ricchissimo e invisibile, funghi epigei, che producono ormoni capaci di produrre nuovi tessuti, temibili parassiti, tappeti di foglie, perché un albero anziano ne possiede quasi ottocentomila, l’autore ci spiega come cresce e si sviluppa, la chimica miracolosa che la spinge a svilupparsi per cacciare fotoni. Intorno vivono una quantità impressionante di animali, lombrichi, larve, parassiti, crostacei, bruchi, che espellono escrementi ricchi di azoto e fosforo, preziosissimi per la crescita di Quercus.

QUANDO LA QUERCIA VIENE attaccata, ragiona sul da farsi e poi produce tannini, «fa uno studio dei rischi e prepara il suo sistema immunitario». La foresta sussurra, ha un suo linguaggio, come spiega un altro saggio imprescindibile Cosa pensano le foreste (Nottetempo) di Eduard Kohn, una esperienza antropologica durata quattro anni e vissuta sul campo tra i Runa dell’Alta Amazzonia in Ecuador nella foresta di Ávila dove l’autore ha utilizzato il metodo etnografico, basato sull’osservazione partecipante.

TILLON È ANCHE UN ESPERTO di pipistrelli, creature della notte e animali misteriosi, che escono per nutrirsi, arrivano quando «il pettirosso si concede un ultimo canto prima di tornare, come gli altri uccelli diurni, al suo nascondiglio notturno per un meritato riposo», raggiungono la quercia almeno duecento esemplari, vivono nelle cavità, e ogni giorno cambiano dimora. Vanno lì anche per partorire perché «il legno vivo in cui circola la linfa, che circonda il rifugio, fornisce un cuscinetto termico per la fauna arboricola».

UNO DEI LONTANI ISPIRATORI di questo libro è Henry David Thoreau, l’autore di Walden ovvero vita nei boschi, un classico del pensiero ambientalista internazionale e faro della controcultura americana, o il saggio di Rachel Carson Primavera silenziosa che denuncia l’impoverimento agricolo dovuto alla modernizzazione, entrambi citati. Ma viene in mente anche L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono, una favola antimilitarista e ecologica, divenuto ormai un classico. Questa idea del protagonista di piantare alberi e il pensiero che «gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre alla distruzione».