In tutti i collegi uninominali pugliesi ha vinto il movimento Cinque Stelle. «E’ un cappotto» ha commentato Antonella Laricchia, capogruppo pentastellato in Consiglio Regionale e perno di tutta la campagna elettore del Movimento in Puglia. Ha ragione. Un risultato che fa da specchio a quello delle altre regioni meridionali ma che colpisce particolarmente perché travolge anche due simboli del centrosinistra: Massimo D’Alema e Michele Emiliano. L’ex segretario del Pds esce con le ossa rotte: ultimo all’uninominale per il Senato nel suo collegio storico in Salento (dove Barbara Lezzi, candidata Cinque Stelle, per pochissimi voti non arriva al 40%). Per lui neanche la «consolazione» dell’elezione nel listino proporzionale. Un risultato negativo reso ancora più evidente dal fatto che il suo 3,9% si discosta troppo poco dal 3,28% nazionale preso da Liberi e Uguali. Il Presidente di Regione, invece, fino a due giorni fa era l’uomo in grado di arginare la valanga a Cinque Stelle. L’ha fatto alle regionali e anche nei comuni pugliesi dove si è votato la scorsa primavera. Questa volta non è bastato. In Puglia il Pd non raccoglie molto di più che in Campania, Calabria, Basilicata e Sicilia. Lo stesso vale per LeU.
D’Alema non l’ha presa bene. Negli ultimi giorni di campagna elettorale ha percorso il collegio in lungo e largo partecipando a tutti gli incontri a cui veniva invitato. Ha vissuto la giornata di ieri chiuso in un hotel di Lecce senza volere incontrare la stampa. Intorno a lui pochi amici. Emiliano, invece, è rimasto dal primo giorno nelle retrovie. Non era candidato, è vero, ma è parsa evidente la volontà di non metterci la faccia su quella che già si prospettava come la sconfitta di Matteo Renzi. Oggi assumono un significato importante le sue ultime affermazioni pubbliche che risalgono a giovedì: «Un governo va formato e penso che un accordo tra Pd, centrosinistra, e M5s sia possibile«. Con le dimissioni annunciate da Renzi, il governatore proverà a far pendere la scelta del partito dalla parte di Di Maio.

Lo farà, però, da una posizione comunque di debolezza vista la debacle nella sua Puglia. Proverà a convincere un gruppo di parlamentari su cui non ha particolare influenza. Chissà, però, che non possano seguirlo altri uomini forti del partito. Di certo non convincerà Matteo Renzi.
Non è solo il M5S, però, a sorridere in Puglia. Il centrodestra ha tenuto bene e con il 32% alla Camera e il 33% al Senato ha doppiato i voti della coalizione di centrosinistra. Un risultato distante dal 44% dei Cinque Stelle ma che ha comunque grande importanza. Se Berlusconi, Salvini e Meloni hanno in mano il gruppo parlamentare più numeroso, è anche grazie al fatto che al Sud non sono arretrati particolarmente rispetto ai precedenti appuntamenti elettorali. Il primo partito è stato Forza Italia, con il 20%, poi la Lega con il 6,5% (mai così tanto) e Fratelli d’Italia 3,8%. Un discreto risultato è stato anche quello della quarta gamba del centrodestra: Noi con l’Italia-Udc. Il partito schierava in Puglia uno dei suoi uomini simbolo: Raffaele Fitto. Per il partito centrista un 3% lontano dai periodi migliori dell’ex governatore ma comunque rispettabile.