Dalle 14 di oggi i navigator si ritroveranno davanti al ministero del lavoro in via Veneto, angolo via Molise, a Roma per contestare la decisione del governo Draghi di non rinnovare i loro 2500 contratti precari. Ci saranno anche i sindacati Felsa Cisl, NIdiL Cgil e Uiltemp Uil che chiedono di dare continuità a una delle esperienze più invise alla politica e all’opinione pubblica italiana, dopo più di due anni di campagna ostile in cui sono stati usati per attaccare i Cinque Stelle, sostenitori di un sistema di Workfare chiamato impropriamente «reddito di cittadinanza». La decisione di tagliare i loro contratti è un cedimento del governo a questa campagna condotta da tutte le forze politiche e sociali che continuano a chiedere l’abolizione del sussidio da dare alle imprese oppure una riduzione drastica a un piccolo nucleo di indigenti. Questa fazione, rappresentata nel governo da Italia Viva o dalla Lega, ha già ottenuto l’irrigidimento dei controlli e delle penalità, oltre che il riconoscimento delle agenzie interinali che dovrebbero svolgere il ruolo dei navigator. L’inizio della repressione dei poveri e la mercatizzazione dei servizi dell’impiego è stata rivendicata anche dal Pd e dai Cinque Stelle. I navigator sono stati schiacciati in questo gioco politico. Il risultato è paradossale. Nel momento in cui il «Pnrr» stanzia 4 miliardi di euro sulle «politiche attive del lavoro» si licenzia chi ha supplito alle contraddizioni di una politica che cerca di creare un Workfare, strumento di una politica sociale neoliberale, contestato da destra