I migranti e richiedenti asilo africani non si arrendono. Ieri si sono ritrovati in 10mila di fronte alla Knesset, il parlamento israeliano a Gerusalemme, nel quarto giorno consecutivo di sciopero contro l’emendamento alla legge sull’immigrazione, voluto dal governo Netanyahu, che prevede di “raccogliere” i richiedenti asilo in un centro in pieno deserto del Neghev. Si tratta di Holot, di fatto una prigione, simile alle vicine carceri di Ketziot e Saharonim, che le autorità israeliane descrivono come un “centro di raccolta aperto”. Dalla parte dei migranti, che domenica e lunedì avevano manifestato a Tel Aviv, ci sono attivisti dei diritti umani e della sinistra israeliana. Ieri alla protesta si è aggiunto uno scrittore molto famoso David Grossman. «Dobbiamo ricordare tutte le porte rimaste chiuse di fronte a noi (ebrei) quando avevamo un bisogno disperato che si aprissero. E ricordiamo anche quelle poche porte che si aprirono e cambiarono il nostro destino», ha ricordato Grossman che, tuttavia, non esprime la stessa vicinanza ai palestinesi sotto occupazione israeliana da 46 anni che, ogni giorno, si trovano davanti a «porte chiuse» insuperabili.