Andres Manuel Lopez Obrador – Amlo – è ben saldo, il suo consenso resta forte. Ma dopo l’opposizione immediata dell’Ezln e di molti movimenti indigeni al proseguimento dei progetti estrattivi e la costruzione di grandi opere, ora arriva la critica radicale dei sindacati dei maestri e una prima defezione nel governo.

Snte e Cnte, sindacati docenti, sono stati tra i «grandi elettori» di Obrador e Amlo in cambio aveva promesso di cancellare la riforma educativa varata nel 2013 dal governo Pena Nieto. La nuova legge è stata approvata il 15 maggio aprendo una spaccatura dentro MoReNa e facendo scattare 72 ore di sciopero magistrale.

Per i sindacati la legge votata dal nuovo governo è troppo simile a quella di Pena Nieto. A riconoscere le similitudini sono stati, entusiasti, il Pri e il Pan. Ma le tensioni fuori e dentro al palazzo hanno obbligato per la prima volta Obrador a tornare sui suoi passi e a convocare i sindacati. La Cnte ha preteso incontri separati e ha incontrato il presidente lunedì 20.

Si è poi detta soddisfatta, ma ha aggiunto che continuerà a «disobbedire e resistere davanti a ogni legge che attacca i diritti dei lavoratori e della lavoratrici dell’educazione», ribadendo che vuole la cancellazione degli effetti della precedente legge.

Lunedì 27 ci sarà il prossimo incontro dove si entrerà nello specifico delle richieste: la liberazione di chi è stato arrestato durante le mobilitazioni legate alla scuola, la verità sulla sparizione dei 43 studenti di Ayotzinapa, il reintegro dei maestri licenziati a causa della legge del 2013 e l’adeguamento dei salari.

Mercoledì Obrador ha incontrato Snte, tra i due il sindacato meno combattivo. Secondo Alfonso Cepada Salas, segretario della Snte, c’è stata sintonia con il presidente nella ricerca di maggiore trasparenza nelle assunzioni e di giustizia sociale e nell’obiettivo comune di abbattere la povertà.

Poche ore prima Amlo aveva dovuto incassare le prime dimissioni di un membro del suo governo: Germán Martínez Cázares, direttore dell’Istituto della Sicurezza Sociale. Cazeres, già membro del Pan e del governo Calderon, accusa il ministero delle Finanze di pratiche neoliberiste nella gestione della sanità pubblica.

Obrador, nelle sue quotidiane conferenze stampa in diretta via social network, si è detto fiducioso di poter abbattere le distanze e accontentare le richieste dei maestri sostenendo che le posizioni non sono lontane, come sostiene soprattutto la Cnte.

Lo strappo dei maestri e delle maestre apre una delle prime falle nella nuova amministrazione rendendo più forti le critiche e amplificando i dati, reali, dei primi mesi di governo: nonostante la retorica, i viaggi e le capacità pacificatrici del presidente ci raccontano un paese martoriato dalla violenza. Tra il primo dicembre 2018 e l’11 aprile 2019 si sono contati già 11.728 omicidi nel paese. Nove sono giornalisti.

Tra questi non è conteggiata la bambina guatemalteca morta lunedì in un centro per migranti a Città del Messico. Secondo i migranti che hanno assistito all’incidente, la morte della bimba sarebbe dovuta alla «negligenza degli agenti» che non hanno seguito con cura la piccola dopo che questa era caduta da un letto.

Diverse organizzazioni della società civile e alcuni centri per i diritti umani puntano il dito contro le politiche migratorie del governo e denunciano come la morte della bambina sia l’esemplificazione dell’«indifferenza e l’insensibilità» verso la sofferenza degli stranieri detenuti nelle strutture governative con l’obiettivo di limitare la pressione migratoria al confine e non alimentare lo scontro con gli Stati uniti.