Trascrivo da Genesi 7 alcune delle frasi che descrivono il diluvio: «le acque furono sopra la terra (…) eruppero tutte le sorgenti del grande oceano e le cataratte del cielo si aprirono. E la pioggia fu sulla terra (…) le acque ingrossarono e divennero poderose (…) sempre più poderose sopra la terra e copersero tutti i più alti monti che sono sotto il cielo (…) volatili, bestiame e fiere e tutti gli esseri brulicanti sulla terra e tutti gli uomini, ogni essere che ha un alito, uno spirito di vita nelle sue narici (…) morì (…) fu sterminata ogni creatura esistente».

Riguardo al racconto biblico del diluvio, Leonardo da Vinci solleva in una nota contenuta nel Codice Atlantico, che si conserva alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, una «dubitazione»: se, si chiede, sta scritto che l’acqua «alzò dieci gomiti sopra al più alto monte dell’universo» coprendo così il mondo intero, come ne fu possibile il deflusso? perché, argomenta Leonardo, «l’acqua in sé non si move, s’ella non discende» o non si espande. Ne deriva che il «diluvio venuto al tempo di Noè» non fu universale, come ci dice il racconto biblico, ma che, invece, si abbatté su una sola parte del mondo e che, per tanto, l’immane inondazione poté defluire, sia pur lentamente riversandosi, nelle terre che non erano state colpite.

Questo ragionar di Leonardo sulla narrazione biblica e la sensata obiezione che ne consegue, non esaurisce tuttavia l’interesse che egli mostra di nutrire per la questione del diluvio. Lo tiene e lo affascina la cupa, antica idea che una catastrofe universale incomba e in essa si sprigionino forze naturali d’una potenza tale da annientare il mondo. Secondo gli studi messi a punto sui disegni di Leonardo conservati nella Royal Library di Windsor Castle fin dagli anni Quaranta del Novecento da Ludwig Heinrich Heydenreich, vanno ascritti agli estremi anni, ovvero al triennio francese di Amboise tra 1516 e 1519, i mirabili sedici fogli del Diluvio.

Kennet Clark in A Catalogue dei disegni di Leonardo a Windsor stampato nel 1935-37 trascrive, dal recto e dal verso del Foglio12665, due brani, si tratta di una Descrizione del diluvio e di un Diluvio e sua dimostrazione in pittura, ove Leonardo raggiunge il vertice di una prosa dalla meravigliosa forza icastica. Pagine che, se vengono a costituire, naturalmente, il miglior commento e la più aderente illustrazione delle figurazioni apocalittiche tracciate da Leonardo, assumono immediatamente una loro autonoma eloquenza.

Esse si impongono tra le scritture apocalittiche per un vigore visionario che è la piana applicazione, quasi in forma di referto, di quell’osservare Leonardo i movimenti della natura qui inteso alla restituzione dei vortici, dei gorghi, dei turbini che tutto travolgono nello scontro delle acque e dei venti fino ad eradere della terra non solo le pianure, sconvolgere i mari e svellere le montagne, ma addirittura scoperchiare le rocce che racchiudono sotterranee caverne ridotte in ghiaia, fatte fuliggini da soffiar via.

Tale suprema meditazione sulla fine del mondo condotta da Leonardo in modi perfettamente reversibili (in forma di parole e in forma di immagini) occupa la sua mente: della sua prosa, pur da una breve citazione, si evincerà la potenza. «Sia in prima figurata la cima d’un aspro monte con alquanta valle circustante alla sua basa, e ne’ lati di questo si veda la scorza del terreno levarsi insieme colle minute radici di piccoli sterpi, e spogliar di sé gran parte delli circunstanti scogli; ella pioggia ruvinosa discenda in tal dirupamento; con turbolente corso vada percotendo e scalzando le ritorte e gruppolenti radici delle gran piante, e quelle ruinando sotto sopra. (…) E le ruine d’alcuni monti sien discese nella profondità d’alcuna valle, e faccisi argine della ringorgata acqua del suo fiume, la quale argine già rotta, scorra con grandissime onde, delle quali le massime percotino e ruinino le mura delle città e ville di tal valle. E le ruine degli alti edifizi delle predette città levino gran polvere; l’acqua si levi in alto in forma di fumo, ed i ravviluppati nuvoli si movino contro alla discendente pioggia».