«Ho firmato con estremo rammarico il decreto-legge di proroga urgente della norma del dicembre 2011 relativa agli Ospedali psichiatrici giudiziari». Con queste parole, affidate ad una nota ufficiale del Quirinale, ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha comunicato il suo disappunto ufficiale al mancato rispetto del termine (già prorogato lo scorso anno) fissato per la chiusura di quelli che venivano chiamati «manicomi criminali». Con decreto legge approvato due giorni fa dal Consiglio dei ministri, infatti, il governo Renzi ha annunciato di avere prorogato, su proposta dei titolari dei dicasteri della Salute e della Giustizia, Beatrice Lorenzin e Andrea Orlando, i termini per il superamento degli Opg, spostandolo in avanti di un anno, al 1° aprile 2015.

Per il governo la proroga si è resa necessaria poiché il termine iniziale «non risulta congruo per completare definitivamente il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari, soprattutto in ragione della complessità della procedura per la realizzazione delle strutture destinate ad accogliere le persone cui sono applicate le misure di sicurezza». Serve un maggiore lasso di tempo per concludere i lavori di realizzazione e di riconversione delle strutture (le così dette Rems) che sostituiranno gli Opg, per le quali sono stanziati oltre 173 milioni di euro e la cui realizzazione è affidata alle Regioni. Un provvedimento atteso (richiesto dalle Regioni stesse) che, per fortuna, però è più ridotto rispetto alle voci iniziali (si parlava di una proroga sino al 2017). Nelle ore che hanno preceduto la redazione del decreto, il sindaco di Roma, Ignazio Marino (che da presidente della Commissione d’inchiesta sul Ssn si fece promotore della legge che ha fissato la chiusura degli Opg al 31 marzo 2013), aveva rivolto un appello al presidente del Consiglio e al capo dello Stato perché si procedesse subito alla chiusura.

Il provvedimento di proroga del governo contiene alcune novità accolte con «sollievo» da Napolitano. Il decreto conterrebbe disposizioni in merito alla possibilità del giudice e del magistrato di sorveglianza di disporre misure alternative alla detenzione in Opg (fattispecie in realtà già prevista nel nostro codice) e soprattutto, ipotizza l’esercizio del potere sostitutivo del governo in caso di inadempienza delle Regioni. E’ stato previsto, pertanto, che entro sei mesi queste debbano comunicare al governo lo stato di avanzamento dei lavori di realizzazione e riconversione delle strutture destinate all’accoglienza dei soggetti oggi internati negli Opg e tutte le iniziative assunte per garantire il completamento del processo di superamento. Il governo, laddove evincesse che una o più Regioni non fossero in grado di rispettare il nuovo termine, si riserva di esercitare il potere sostitutivo con la nomina di un commissario ad acta incaricato di concludere i lavori.

Novità, queste, accolte con favore dal Comitato Stop Opg, pur critico con la scelta della proroga. «Avevamo detto – hanno dichiarato Stefano Cecconi e Giovanna Del Giudice – che non era accettabile una proroga senza fissare precisi vincoli. In questo senso il nuovo decreto contiene due importanti novità (“commissariamento” per le regioni inadempienti e alternative alla detenzione in Opg). Bisognerà capire quanto queste norme siano effettivamente vincolanti, ma indubbiamente si tratta di primi passi nella direzione auspicata. Anche se non bastano». Per il Comitato è necessario, comunque, introdurre disposizioni più stringenti (come l’obbligo dei progetti di cura e riabilitazione individuali) che favoriscano le dimissioni e le misure alternative alla detenzione, unica soluzione per non far diventare le nuove Rems una specie di «mini Opg». Rimane, poi, sempre aperta la questione della proroga senza termini della misura di sicurezza detentiva, ad oggi vigente nel nostro codice penale. Se non si interviene su questa, il fenomeno dei cosiddetti “ergastoli bianchi” (proroghe lunghe decine di anni di internamento) è destinato a ripetersi.

Bisogna dire che, a dispetto delle parole di rammarico e malgrado le novità del provvedimento governativo, attribuire ogni responsabilità di queste ritardi alle Regioni è forse eccessivo. In realtà, materialmente, le risorse sono state tecnicamente disponibili solo alla fine dello scorso anno e, considerati i tempi burocratici necessari per realizzare lavori pubblici, sembra quasi gioco forza che tra un anno si assisterà ad un’altra proroga. Le stime ufficiali indicano i tempi di appaltabilità e realizzazione di queste nuove strutture (in alcuni casi, vecchie strutture ospedaliere rimesse a nuovo), con capienza di 20 posti ciascuna, in un intervallo compreso tra i 6 i 25 mesi. Anche le Regioni più virtuose non avrebbero mai terminato i lavori in tempo utile.

Certo è che questa terra di mezzo tra carcere e manicomio, che sono gli Opg, rischia di rimanere ancora un luogo abitato da vite dimenticate e sospese. Un inferno dei viventi a cui nessuno sembra porre fine o rimedio.