L’attuale legge sull’aborto in Polonia, la più restrittiva d’Europa, che risale al 1993, mise al bando le interruzioni volontarie nel caso in cui la donna si trovasse ad affrontare «condizioni di vita difficili». Attualmente l’aborto è consentito soltanto in tre casi: quando il feto presenta malformazioni, quando la gravidanza mette a rischio la vita della madre, o quando esiste il sospetto fondato che la gravidanza sia il risultato di uno stupro. In ogni caso i medici e i farmacisti polacchi possono ricorrere a una «clausola di coscienza» che li autorizza a rifiutare anche l’intervento e la prescrizione di contraccettivi di emergenza. Con una sentenza del 12 giugno 2008, la corte suprema polacca ha chiarito che l’applicazione della clausola di coscienza da parte dei ginecologi che rifiutano le visite prenatali rappresenta una violazione dei diritti del paziente.

Nel corso degli ultimi anni sono state presentate numerose leggi di iniziativa popolare per liberalizzare o rendere più restrittiva la normativa in materia. Nell’autunno del 2016, decine di migliaia di donne protette da ombrelli neri hanno protestato contro l’introduzione del divieto totale di aborto secondo un disegno di legge presentato dall’organizzazione conservatrice Ordo Iuris. Le mobilitazioni sono poi culminate nella protesta del Black Monday che ha spinto l’attuale governo a fare dietrofront sul provvedimento.

Nel mese di gennaio 2018, l’associazione pro-life diretta da Kaja Godek ha depositato al Sejm una proposta di legge per introdurre il divieto di aborto anche in caso di malformazioni del feto. Alla fine del mese scorso numerose cittadine e cittadini sono tornati in piazza per contestare la misura che dovrà essere approvata dalla commissione per la famiglia e gli affari sociali del Sejm prima di essere votata alle camere. Secondo un recente sondaggio realizzato da Kantar Millward Brown su commissione dei principali media polacchi, il 75% dei cittadini sarebbe contrario all’introduzione di una legislazione più restrittiva sulle interruzioni volontarie di gravidanza.