François Hollande è stato il primo a reagire dopo la presentazione della proposta greca, giovedì in tarda serata. «Serie e credibili, volontà di concludere», per il presidente francese. Per il primo ministro, Manuel Valls, «solide, serie, concrete». Non c’è da stupirsi della reazione francese: sono tecnici di Bercy (ministero delle Finanze) che hanno consigliato i greci e suggerito le migliori formule per arrivare a un’approvazione, che dovrebbe arrivare oggi all’Eurogruppo (sempre che ad Atene la proposta passi al parlamento).

Ieri, il fronte dei creditori ha cercato una risposta comune. Juncker (Commissione), Draghi (Bce), Dijsselbloem (Eurogruppo) e Lagarde (Fmi), in una video-conferenza, hanno discusso per presentare una analisi comune, che riceverà il via libera all’Eurogruppo di oggi e dovrebbe aprire i nuovi negoziati per un terzo piano di aiuti alla Grecia. Per il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, oggi ci sarà una «decisione importante», perché il testo greco è «tra i più approfonditi» presentati ai ministri delle finanze. Se tutto fila liscio, come spera Renzi, potrebbe essere reso inutile il vertice dei capi di stato e di governo di domenica.
Ma a Bruxelles insistono sul fatto che il Consiglio a 19, previsto domenica, dovrebbe comunque riflettere sulla richiesta greca di un «ri-profilamento» del debito, in sostanza una ristrutturazione. Inoltre, il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha anche convocato, sempre domenica, un Consiglio dei capi di stato e di governo della Ue, a 28, che ha in programma una decisione sugli «aiuti umanitari» alla Grecia – alimentari, medicinali. La commissaria al Budget, Kristalina Gorgieva, ha dichiarato: «stiamo organizzando un programma di sostegno di emergenza» che potrebbe raggiungere i 7 miliardi in un anno.

In Germania nessun entusiasmo. Solo l’Spd ha visto nelle proposte greche «un grande passo avanti», anche se Axel Schäfer sottolinea che «avrebbe potuto essere fatto da tempo». La Cdu, il partito di Angela Merkel, si interroga: «quale credibilità ha questa lista? sarà applicata?», si chiede il vicepresidente del gruppo Ralph Brinkhaus. Peggio gli alleati bavaresi della Csu, che giudicano il programma greco ancora «insufficiente».
Prudenza tedesca, ottimismo francese, italiano e persino slovacco, un’accoglienza favorevole a Bruxelles: ma la strada non è ancora spianata per un’uscita dalla crisi.

Intanto, c’è l’attesa per il voto al parlamento greco. Poi, altri parlamenti dovranno pronunciarsi su un terzo piano di aiuti: Valls lo ha promesso alla Francia questa settimana, poi come sempre la Germania, la Finlandia, l’Austria, l’Estonia, la Lettonia e la Slovacchia. In Olanda saranno i deputati a decidere se il piano richiede un voto, che potrebbe anche essere deciso in Irlanda. In Slovenia, il paese che in proporzione al pil è il più esposto con la Grecia, ci potrebbe essere un voto se verrà decisa una ristrutturazione del debito.

I sindacati europei hanno inviato una lettera alle istituzioni e all’europarlamento a favore di «negoziati in buona fede con l’obiettivo di trovare «un accordo socialmente giusto ed economicamente sostenibile con il governo greco», per «mantenere la Grecia nella zona euro e nella Ue».