Ciò che per le autorità francesi è stato un’incursione normale, anzi un diritto, dentro un presidio sanitario in territorio italiano, per la procura di Torino era priva di legittimità. Il blitz, con tanto di armi alla cintola e toni padronali, dei doganieri francesi nel piccolo rifugio di Bardonecchia, non finisce quindi nel cassetto dei ricordi e prende la via dell’inchiesta giudiziaria, portata avanti dal capo della procura Armando Spataro in persona. «I doganieri non potevano entrare nella sala assegnata alla Ong – ha spiegato il procuratore capo – Abbiamo raccolto delle comunicazioni tra i responsabili delle due dogane dove il francese lamentava che non ci fosse più la disponibilità della stanza nella stazione di Bardonecchia. Questo dimostra che le forze dell’ordine francesi sapevano di non poter fare delle perquisizioni in quel modo».

Così, mentre il transito dei migranti verso il confine con la Francia torna ad avere dimensioni importanti, nelle ultime due settimane nonostante le condizioni climatiche pessime si sono registrati almeno duecento passaggi tra Bardonecchia e Claviere, la magistratura italiana ribadisce che le scorribande francesi in territorio italiano non devono ripetersi.

Gli inquirenti hanno ribadito di voler conoscere le generalità dei cinque gendarmi che compirono la brutale irruzione. Di loro ci sono diversi fotogrammi, ma per le autorità francesi non è stato possibile identificarli: si procederà con una richiesta di rogatoria.

E’ emerso inoltre che i doganieri, poco prima di fare irruzione nel presidio sanitario in cui imposero a un ragazzo nigeriano di urinare in una provetta, incontrarono dei colleghi italiani senza avvertirli di quanto stavano per fare.
I reati che la procura imputa ai doganieri sono violazione di domicilio commessa da pubblici ufficiali e perquisizione illegale. «Siamo consapevoli della delicatezza del caso, ma dobbiamo continuare a indagare perché c’è l’obbligatorietà dell’azione penale in Italia e quanto è accaduto a Bardonecchia per noi è un reato – ha aggiunto Spataro – Speriamo che la Francia sia collaborativa e che ci permetta di spiegare perché i doganieri hanno fatto quello che hanno fatto».

L’irruzione, unita ad un serie di respingimenti e denunce brutali da parte della gendarmeria, avevano rallentato il cammino dei migranti verso Briançon, terra promessa da cui partire alla volta di Parigi.
Ma negli ultimi giorni la pressione si è fatta nuovamente forte: da Claviere e Bardonecchia sono ripresi i passaggi, soprattutto nelle ore notturne. Lunedì scorso i migranti presenti nel piccolo rifugio della cittadina francese d’oltre confine superavano le cento unità: contro una capienza massima di quaranta posti. I volontari francesi decidevano così di occupare la stazione ferroviaria e sistemare nella sala di attesa quaranta persone su alcuni sacchi a pelo. Da tempo si attendeva questa mossa, perché gli spazi a disposizione sono insufficienti rispetto la pressione attuale. L’occupazione, avvenuta nel momento in cui i ferrovieri scioperavano contro il piano di privatizzazione di Sncf voluto dal presidente Emmanuel Macron, si svolgeva in un clima di serenità, senza tensioni.

Mercoledì pomeriggio la gendarmeria francese ha sgomberato senza forza migranti e volontari: portando nuovamente ad una situazione di collasso il rifugio poco distante. E’ probabile che la municipalità di Briançon stia per concedere una struttura adeguata, soprattutto in previsione di quanto avverrà nei prossimi mesi.
Dopo alcuni giorni di forti nevicate, i migranti passati nella notte di giovedì hanno camminato lungo le piste di sci di Claviere con un metro di neve fresca, si attende l’arrivo della primavera. Stagione in cui coloro che vogliono attraversare il confine aumenteranno notevolmente.

Al confine si respira un’aria di stallo: l’occupazione dei sotterranei della chiesa di Claviere «Chez Jesus» prosegue, nonostante le intemperanze del parroco, mentre riprendono i tentativi da parte di chi tenta di passare dal Colle della Scala, sopra Bardonecchia, di cui si attende l’apertura tra pochi giorni.