La procura dei Minori di Catania ha aperto ieri un fascicolo, al momento contro ignoti, oggetto: i bambini e i ragazzi a bordo della nave Sea Watch 3 che, dalla notte di giovedì, staziona a 1,4 miglia da Siracusa. L’indagine è stata aperta dopo la lettera inviata dalla garante per i minori, Carla Trommino, in cui è stata chiesta una «verifica urgente» poiché «nonostante le condizioni meteorologiche avverse, non risulta esser stato individuato dagli organi competenti un porto di sbarco». La garante sottolinea: «Considerato che la Legge Zampa e il Decreto Legislativo 142/15 prevedono il diritto dei minori non accompagnati di essere accolti in strutture idonee e di ottenere un permesso di soggiorno per minore età, sancendo il divieto assoluto di respingimento ed espulsione, il tribunale per i Minori in ogni caso non è vincolato dal Testo Unico Immigrazione».

UNA VOLTA ACCERTATA la presenza di minori, Trommino ha chiesto alla procura di imporre al dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione il loro sbarco immediato oppure disporlo in via diretta «con provvedimento da eseguire attraverso la forza pubblica».

La macchina così si è messa in moto. La procuratrice per i minorenni di Catania, Caterina Ajello, ha intimato ieri in via ufficiale che vengano fatti sbarcare i minorenni dalla Sea Watch 3. In base ai primi accertamenti dello staff di bordo, sarebbero 13, tutti non accompagnati. La nota ufficiale è stata inviata ai ministri dell’Interno e delle infrastrutture, Matteo Salvini e Danilo Toninelli, al presidente del tribunale per i minorenni di Catania e al procuratore generale di Catania.

DOPO IL CASO DICIOTTI, per Salvini arriva una nuova bufera giudiziaria così il ministro reagisce facendo trapelare che sta valutando una denuncia per l’equipaggio della Sea Watch per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il ministro ritiene che i minori a bordo abbiano 17 anni e che si tratti solo di un escamotage per scendere. Ma la garante per l’infanzia lo gela: «Non spetta al Viminale valutare».

«I diritti vengono elusi – ha scritto Ajello – a causa della permanenza dei suddetti minori a bordo della nave poiché non possono beneficiare di strutture di accoglienza e sono costretti a permanere in una condizione di disagio sino a quando la situazione politica internazionale non sarà risolta, con grave violazione dei loro diritti».

Il deputato radicale di +Europa, Riccardo Magi, attacca: «Non c’è alcun motivo legale per trattenere a bordo queste persone, bisogna autorizzare immediatamente lo sbarco di tutti i 47 naufraghi».

Ieri mattina, poco prima dell’alba, la Sea Watch è entrata in rada a Marina di Melilli, tra Augusta e Siracusa, per trovare riparo dalla tempesta. Sono passati otto giorni da quando l’Ong ha tratto in salvo i migranti in acque internazionali a nord di Zuwarah. Il porto sicuro di sbarco non c’è: hanno ottenuto un punto di fonda, conquistato solo grazie alla burrasca che ha messo in serio pericolo la nave. La Guardia costiera ieri ha fatto il punto: «La nave ha soccorso in area Sar libica 47 migranti. Senza il coordinamento dell’autorità Sar competente, a causa delle condizioni meteorologiche, inizialmente procedeva verso Lampedusa e poi verso la Sicilia orientale per trovare riparo». Nel mezzo anche una deviazione verso Malta per scansare le onde, che giovedì hanno raggiunto i 7 metri.

COME SI VIVE sulla nave lo racconta Anne, una delle mediatrici: «Ci sono 13 minori non accompagnati, si tratta di un gruppo molto vulnerabile che ha bisogno di protezione. Le condizioni a bordo sono dure, per tre giorni abbiamo affrontando una burrasca: tanta pioggia, vento forte, si sono bagnati perché non c’era posto per tutti sotto coperta. Sono stati costretti a stare sul ponte a turno, cercando di rimanere più all’asciutto possibile. Ma con un tale maltempo, vento forte, bagnati e al freddo sono stati male».

L’EQUIPAGGIO ha portato fuori tutto quello che era in stiva in modo da fare posto sotto coperta ma lo spazio recuperato non è abbastanza per farli stendere, possono però stare seduti. A bordo c’è ancora cibo per tutti ma quello che sono costretti a mangiare (riso, fagioli, tea e zucchero) non va bene per sostenersi al lungo. «I nostri ospiti stanno in silenzio – prosegue il racconto dalla nave -. Tristi, guardano la costa e non capiscono perché non possono scendere dopo tutto quello che hanno sopportato. Raccontano storie orrende che hanno vissuto in Libia, molti sono stati per lunghi periodi in detenzione, ceduti come schiavi, le famiglie costrette a mandare soldi dopo aver visto i video in cui venivano picchiati, hanno addosso i segni delle percosse».