Ai tempi del golpe, sui muri di Valparaiso l’estrema destra cilena scriveva: «Giacarta». Alludendo al milione di comunisti massacrati in Indonesia nel ’65, chiariva i termini della partita che si stava giocando nel pieno del Novecento, in Cile e nel mondo. «In questo momento definitivo, l’ultimo in cui potrò rivolgermi a voi, voglio che impariate la lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, unito alla reazione, ha creato il clima affinché le Forze armate rompessero la loro tradizione», disse alla radio Salvador Allende. Poi, nel palazzo presidenziale della Moneda bombardato dai militari golpisti, scelse di suicidarsi con l’Ak 47 regalatogli da Fidel Castro. Il colpo di stato in Cile costituì uno spartiacque, dentro e fuori il paese. E il regime civico-militare che gestirà la dittatura per 17 anni diventerà un laboratorio per le politiche neoliberiste a livello mondiale, tutt’altro che scomparse nel nuovo secolo.
E così, nel Cile delle lotte studentesche o nell’America latina che scommette sul Socialismo del XX secolo, a quarant’anni da quel tragico giorno la breve stagione deallendista fa ancora discutere. È possibile liberarsi del modo di produzione capitalista per la via parlamentare? Si deve approfondire il cambiamento o privilegiare le alleanze a destra? Si può governare la globalizzazione economica con l’autorità politica degli stati? E quale incidenza può avere una nuova alleanza continentale di segno progressista nell’articolazione del mondo multipolare? I presidenti di quella parte di America latina che sta vivendo oggi una nuova stagione hanno studiato a fondo l’eredità di quella primavera. È stato così per l’ex operaio metallurgico Lula da Silva, come Allende eletto alla presidenza del Brasile dopo tre tentativi, nel 2002. È stato così per Hugo Chávez nel Venezuela bolivariano, il paese che ha elaborato la lezione cilena superando a sinistra le titubanze di Allende o i conflitti che egli ebbe con la sua parte più radicale.
In Venezuela il golpe intentato dalla Cia e dalle destre nel 2002 è stato neutralizzato dopo 48 ore: dalla reazione popolare e dalla “forza armata socialista”, perno di un’unione civico-militare con vocazione alla pace e alla giustizia sociale. Un’alleanza che ha tenuto anche nei nuovi tentativi destabilizzanti, messi in atto dalle destre dopo la morte di Chávez e l’elezione di Nicolas Maduro, ad aprile. La formazione delle milizie popolari, mobilitate a fini difensivi e sociali costituisce un altro contrappeso importante. Per commemorare i 40 anni dal golpe cileno, da domani al 13 a Caracas si svolge l’Incontro internazionale antifascista per la pace e la vita. Una iniziativa decisa sabato scorso durante il vertice straordinario contro l’aggressione armata alla Siria, organizzato dai paesi dell’Alba, l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America ideata da Fidel Castro e Chávez nel 2004. Se Allende, aderendo al Movimento dei paesi non allineati aveva denunciato le grandi manovre compiute dalle multinazionali e auspicato misure di emancipazione dal dollaro, l’Alba ha istituito una moneta comune già parzialmente alternativa al dollaro, il Sucre.
«Se dei grandi uomini si è soliti dire che sono stati uomini del loro tempo, di Allende bisogna dire che è stato uomo di un tempo più lungo», ha scritto Jesus Manuel Martinez nella biografia che ha dedicato a Salvador Allende, edita da Castelvecchi.