Si è rotto un altro soffitto di cristallo. Per la prima volta la Corte di cassazione ha eletto una donna, Maria Rosaria San Giorgio, come giudice costituzionale. Sino a ieri, i supremi magistrati avevano nominato sempre soltanto uomini nella quota di membri della Consulta che spetta a loro. Meglio tardi che mai, ma siamo comunque ancora molto lontani da una presenza paritaria.

San Giorgio, civilista napoletana di 68 anni, avrà tre colleghe: Silvana Sciarra, prima donna ad essere scelta dal parlamento nel 2014, Daria de Pretis, nominata lo stesso anno da Napolitano, ed Emanuela Navarretta, designata pochi mesi fa da Mattarella. Gli altri 11 giudici sono di sesso maschile, e fra di loro verrà eletto domani il nuovo presidente: è scontato che sarà Giancarlo Coraggio, membro anziano di provenienza Consiglio di stato, attualmente vicepresidente insieme a Giuliano Amato, che forse ambisce a succedergli tra un anno.

La neoeletta ha prevalso nel ballottaggio su Giorgio Fidelbo, coordinatore delle Sezioni unite penali, con un risultato netto: 186 preferenze a 133. Nella geografia politica degli ermellini lo sconfitto è collocabile a sinistra, mentre il profilo di San Giorgio è centrista, avendo rappresentato la corrente di Unità per la Costituzione nel Csm precedente a quello in carica. Decisivi per la sua vittoria i voti della corrente conservatrice di Magistratura indipendente, ma chi ha lavorato con lei al Palazzaccio le riconosce apertura di vedute. Non è una progressista, ma, per fortuna, nemmeno una reazionaria. L’equilibrio politico della Corte costituzionale nel suo complesso non dovrebbe mutare.

Ma quel che più conta è che quella di ieri può essere considerata una data storica per la giustizia italiana, quasi il compimento di un cammino cominciato il 3 maggio 1963, giorno del primo concorso in magistratura aperto alle donne. Quindici anni (e ben sedici concorsi) dopo l’entrata in vigore della Costituzione. Furono in otto a vincerlo, fra loro Graziana Calcagno, che fu storica esponente di Md e un’autorità nel campo della giustizia minorile, e Gabriella Luccioli, che nel 2013 sfiorò la presidenza della Cassazione. Ora i vertici del Palazzaccio – primo presidente e procuratore generale – sono l’ultimo bastione in mano maschile.