È come se questo cinquantenario cogliesse l’America in un momento poco kennediano. Crisi economica, multiculturalismo, Tea Party e Occupy Wall Street… hanno poco a che fare con l’immaginario di Kennedy. La presidenza Obama è iniziata, e continua, all’insegna di riferimenti alle Grande Depressione di Roosevelt, non alla Grande Frontiera di Kennedy. E la biografia presidenziale di cui più si parla quest’anno non sta tra i molteplici libri dedicati a lui o alla sua morte, ma è il quarto volume dell’imponente studio che lo storico Robert Caro sta scrivendo su Lyndon Johnson, la cui Great Society ha reso possibile alcuni dei programmi assistenziali che i repubblicani stanno così aggressivamente cercando di smantellare oggi.
Ciò non ha impedito che la rete via cavo National Geographic Channel registrasse gli indici d’ascolto più alti della sua storia (3,4 milioni di spettatori) con la messa in onda, il 10 novembre, di Killing Kennedy, adattato dal libro omonimo di Bill O’Reilly e Martin Guard, con Rob Lowe nella parte del presidente ucciso a Dallas. Il telefilm è una semplice ricostruzione degli eventi che ricalca il verdetto della Commissione Warren, secondo cui tutto inizia e finisce con Lee Harvey Oswald. Ma, anche considerando il fattore novità zero, è stato topic numero uno su twitter (Usa) la sera in cui è stato trasmesso. Tra le altre commemorazioni da piccolo schermo previsti anche un documentario in due parti sulla PBS, American Experience: JFK, JFK Assassination: The Definitive Guide sull’History Channel e Letter to Jackie, su TLC.
Meno fortunato dei suoi corrispettivi in TV è stato invece Parkland, esordio alla regia del giornalista Peter Landesman, accolto in sala il 2 ottobre da recensioni quasi uniformemente negative («non dice nulla di nuovo», era il ritornello critico) e indifferenza totale del pubblico. Tratto da un libro di Vincent Bugliosi, il film di Landesman è il racconto di quel 22 novembre 1963 a Dallas visto però dai personaggi di contorno – i medici e gli infermieri dell’ospedale dove Kennedy arrivò moribondo, gli agenti dei servizi segreti, i poliziotti dello stato… e il cineamatore Abraham Zapruder responsabile dei 26,6 secondi di pellicola più immortali della storia. Oggi facilmente accessibile su You Tube, e parte del National Film Registry (l’elenco dei film considerati patrimonio nazionale), quel girato in 8mm venne trasmesso per la prima volta alla televisione americana solo nel 1975 e rimane tutt’oggi «il» testo sull’omicidio Kennedy, la grana della sua immagine esplosa fino a confondere i contorni delle cose e delle persone per inseguire il mistero dietro a quanto scorre davanti agli occhi. Lo ha usato in modo magistrale Oliver Stone nel suo JFK, uno dei grandi film sulla morte di Kennedy, con il suo bianco e nero da newsreel, la dimensione del kolossal e il montaggio da puzzle, basato sulle indagini dell’ex pubblico ministero di New Orleans Jim Garrison (Kevin Costner). Numerosissimi i film hollywoodiani e non che, come quello di Stone, mettono in dubbio la tesi della Warren Commission. Tra i più famosi e interessanti: Executive Action, inizialmente commissionato da Donald Sutherland, su sceneggiatura dello scrittore black listed Dalton Trumbo e Donald Freed, con Burt Lancaster e Robert Ryan; Flashpoint, da un romanzo di George La Fountaine, il primo film prodotto dalla rete cavo Hbo, con Kris Kristofferson e Treat Williams. Nel 1974, Alan Pakula alludeva piuttosto chiaramente a un complotto contro Kennedy nel suo The Parallax View, adattato dal romanzo di Loren Singer, con Warren Beatty e Hume Cronin. E un presidente ucciso dai suoi stessi uomini è anche, tre anni dopo, nel cupissimo capolavoro di Robert Aldrich, Twilight’s Last Gleaming. Tra i film sull’omicidio più recenti, Interview with the Assassin, di Neil Burger (del 2002), un finto doc in cui un ex marine confida a un cameraman in pensione di essere stato lui il secondo uomo a Dallas quel giorno, e il vero assassino di Kennedy.
Prima di scrivere 11/22/1963, Stephen King ha sicuramente visto Profile in Silver, l’episodio della seconda serie di Twilight Zone (1986) in cui un professore di Harvard discendente di John Kennedy viaggia indietro nel tempo per cercare di capire veramente cos’è successo, sventa la morte di Kennedy all’ultimo momento, ma poi l’Unione Sovietica invade la Germania perché viene assassinato Krushchev….
Tra i più strani lavori di cinema ispirati ai fatti di Dallas anche un western all’italiana con Giuliano Gemma: The Price of Power di Tonino Valerii che mette in scena il complotto per assassinare un presidente antirazzista a Dallas, ….nel 1881.