Divisa come prima e più di prima sulla prescrizione, la maggioranza riesce per la terza volta ad aggirare l’ostacolo del disegno di legge Costa (Forza Italia), quello che cancellerebbe la riforma firmata dal ministro Bonafede in attesa di misure concrete per velocizzare i processi – principio che a parole tutti gli alleati di governo, 5 Stelle esclusi, condividono. L’aula della camera ieri pomeriggio ha approvato il ritorno in commissione del provvedimento, con l’astensione non decisiva di Italia viva, partito che da tempo dichiara di essere pronto ad andare fino in fondo contro l’abolizione della prescrizione, firmata dai grillini con la Lega un anno fa ed entrata in vigore il 1 gennaio 2020.

La prima volta a dicembre, quando stava cercando di fermare blocco della prescrizione, il Pd aveva deciso comunque di respingere la dichiarazione di urgenza del disegno di legge Costa. Poi, all’inizio di questo mese, in commissione giustizia con il voto decisivo della presidente grillina, era passato un emendamento interamente soppressivo del disegno di legge Costa. In quell’occasione la maggioranza si era divisa, con i renziani schierati su posizioni garantiste a votare – invano – con il centrodestra. Ieri il terzo atto. Questa volta Italia viva ha deciso di non votare contro la maggioranza, ma di astenersi, motivando la scelta con pragmatismo: non saremmo stati determinanti e non aveva senso votare contro il ritorno in commissione del disegno li legge Costa solo per attirarci la solita accusa di spaccare la maggioranza, spiega un deputato di Iv al termine della votazione.

Con un Pd in piena euforia per la vittoria ritrovata (in Emilia Romagna), i renziani hanno preferito rinunciare per un giorno al ruolo di spina nel fianco della maggioranza, non senza qualche malumore interno. Limitato però a pochi volti scuri tra i deputati che appena prima erano andati incontro alla piazza degli avvocati penalisti, radunati davanti a Montecitorio proprio per chiedere lo stop alla riforma Bonafede. In ogni caso i 29 voti del gruppo renziano non sarebbero stati decisivi. Complici le assenze nel centrodestra il ritorno in commissione è passato con 72 voti di margine. In fondo anche questa è stata una mediazione, visto che i 5 Stelle avrebbero voluto approfittare dei numeri favorevoli alla maggioranza per bocciare definitivamente la proposta Costa. Che invece adesso resta sospesa: in assenza di accordo complessivo sulla riforma del processo penale il problema per i giallo-rossi può ripresentarsi a febbraio.

Se non prima, perché Italia viva ha annunciato che la scelta di rottura che non ha fatto ieri è pronta a farla tra una decina di giorni, quando in commissione si dovranno votare gli emendamenti al decreto milleproroghe. Tra questi ce n’è uno dei renziani che sospende l’entrata in vigore della riforma Bonafede fino a fine anno. Ma ci sono anche emendamenti del radicale di +Europa Magi che, come il disegno di legge Costa, cancella del tutto la riforma, di Forza Italia che la sospende fino a luglio 2021 e della Lega fino a gennaio 2024.

Il ministro e la maggioranza hanno tempo una settimana per trovare un accordo sulla prescrizione e sul processo penale, dice in sostanza Renzi, che però alla mediazione fin qui raggiunta da Pd, Leu e 5 Stelle resta contrario. Si tratta di quello che è passato nelle cronache come il «lodo Conte», che il presidente del Consiglio ha mutuato dalla proposta di legge presentata da un altro Conte, Federico, deputato di Leu. Prevede un regime differenziato della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, a seconda che si tratti di assoluzione (in questo caso scattano tempi massimi di durata per i gradi successivi) o di condanna (in questo caso resta la riforma Bonafede e la fine ad aeternum della prescrizione).
Nel frattempo il guardasigilli per evitare di provocare la maggioranza ha dovuto sorvolare sul tema prescrizione e sulla riforma del processo, malgrado il calendario di ieri mattina l’abbia portata davanti alle camere per l’annuale relazione sulla giustizia. La materia continua a tenere bloccati i giallo-rossi e la nomina di Bonafede a capo delegazione dei ministri grillini non semplificherà le mediazioni. Nuovi vertici sulla giustizia – dopo i tanti falliti – non sono convocati. La prossima settimana dovrebbe invece tenersi un incontro sulle riforme costituzionali: i grillini immaginano di risvegliare dal sonno il testo sul referendum propositivo. Un dito nell’occhio per gli alleati.