Impietoso il cinema rumeno nel fare i conti con la sua realtà non solo postcomunista: il nuovo cinema ha espresso con grande stile violenze e soprusi di vario tipo, una delle cinematografie più premiate degli ultimi anni. Anche questo ha ricevuto il prestigioso Orso d’oro a Berlino, titolo originale Pozitia copilului, «la posizione del bambino», che indica il termine con cui un referto di polizia indica la posizione in cui è stato rinvenuto un corpo, o la posizione del feto, ma anche, in senso metaforico, la posizione mentale del protagonista), un premio meritato grazie alla forza dell’interpretazione e di intreccio condotto fino allo spasimo.

Mentre per lo più le ambientazioni dei film rumeni hanno spaziato nei villaggi sperduti, o in zone disastrate o periferiche come in Francesca di Bobby Paunescu che ad esempio sintetizzava gli intrighi della burocrazia cittadina, o nel passato che ritorna come in 4 mesi 3 settimane 2 giorni del celebrato Cristian Mungiu (Palma d’oro a Cannes) di una sanità approssimativa raccontata anche nel suo La morte del signor Lazarescu e declinata in vario modo come tema preferito di numerosi altri esordienti, Il caso Kerenes entra negli ambienti protetti della borghesia con il tono del racconto morale. In linea con i dettami europei e internazionali, anche qui il denaro è la chiave di volta sociale e la famiglia Kerenes sa come servirsene, anche se di fronte all’euro è piuttosto impotente. La corruzione degli ambienti pubblici qui non è protagonista, è data quasi per scontata, appena accennata, come a fare da tessuto connettivo del racconto.

Mentre Cornelia Kerenes (Luminita Gheorghiu), architetto e scenografa si trova beatamente a festeggiare il suo compleanno in teatro a una rappresentazione dell’Elisir d’amore («esulta pur la barbara per poco alle mie pene, domani avranno termine, domani m’amerà») e poi alla festa organizzata per lei dove trovano posto amici e conoscenti illustri e si balla alla musica di Gianna Nannini, arriva «la notizia». Il figlio che non si è fatto vedere alla festa, il ragazzone trentenne tanto amato e ostile, ha avuto un incidente. La sua auto ha investito e ucciso un bambino e lui neanche si è fermato a soccorrerlo. Il perno della storia è proprio Luminita Gheorghiu, che troviamo in parecchi film della nuova onda rumena a partire da Train de vie (il regista era stato assistente di Mihaileanu), in una prova d’attrice che si espande in ogni scena, madre possessiva, madre castratrice, che tutto vuole sapere e organizzare. Insomma una normale madre mediterranea dei paesi del sud: qui lo scandalo proviene dal fatto che il suo modo di essere si scontra con il pesante maschilismo locale, anche questo espresso variamente in parecchi film a colpi di testate, bottigliate, violenze di vario genere.

Ma qui, poiché siamo in ambiente beneducato, la violenza del ragazzone si limita a quella verbale. Lui vorrebbe vivere la sua vita e infatti è andato ad abitare con una donna divorziata (ma la madre possiede la chiave dell’appartamento), però dopo l’incidente la sua posizione vacilla. È Cornelia a prendere in mano la situazione, a parlare con la polizia, scoprire chi farà la perizia, trattare con il losco testimone. Riesce a manovrare il suo giro di conoscenze, a sistemare le questioni di soldi e tra una scena e l’altra, tra uno scontro e l’altro trapelano gli indizi che regolano la nuova società e i nuovi rapporti di forza, di servitù, di sottomissione.

Le riprese crude del nuovo cinema rumeno gettano ombre sui personaggi (il marito poco autorevole, la nuora amareggiata, la domestica contrariata) e per quasi tre quarti del film non ci avviciniamo al cuore della tragedia, alla famiglia che ha perso il figlio. L’abilità di Netzer è proprio quella di convogliare emotivamente, dopo il dispendio di energie organizzatrici, la forza drammatica che consiste nell’incontro con i genitori del bambino, nel doloroso confronto tra le due madri, la scena che, iniziata come un dovere strategico per motivi giudiziari, diventa l’unica soluzione possibile di tutta la vicenda, messa a nudo dei conflitti reali.