Il tesoro era nel sottotetto. I carabinieri ci hanno messo un po’ a rendersene conto: c’era un ordine di perquisizione per un casolare nelle campagne di Sant’Omero (Teramo), c’erano degli inquilini cinesi con lo sguardo un po’ assonnato e un po’ preoccupato di chi è stato buttato giù dal letto all’alba da un pugno di uomini in divisa. Non sapevano che dentro casa loro c’era un’opera d’arte: la porta del Bataclan di Parigi dipinta da Banksy per commemorare le vittime dell’attentato terroristico del 13 novembre 2015.

Una ragazza dolente dipinta in bianco su sfondo nero, lo sguardo verso il basso, l’espressione luttuosa come unico commento possibile su una notte di fuoco e di terrore per tante ragazze e tanti ragazzi che sono morti durante il concerto degli Eagles of Death Metal e poi anche fuori, nelle strade della capitale francese: il conto finale è stato di centotrenta morti e trecentocinquanta feriti. L’attentato venne rivendicato dall’Isis.

La porta era stata rubata appena sei mesi dopo la sua realizzazione, nella notte del 26 gennaio del 2019, quando dei ladri a volto coperto, smerigliatrici alla mano, avevano svitato i cardini e se l’erano portata via. Secondo gli inquirenti avrebbe girato in lungo e in largo prima di approdare in Abruzzo, un punto strategico e isolato nel cuore dell’Italia, ideale perché l’opera potesse essere visionata dai collezionisti che tengono d’occhio il mai sfiorito mercato nero delle opere d’arte.

La pista seguita dalla procura distrettuale di L’Aquila, dai carabinieri italiani e dalla polizia giudiziaria di Parigi, infatti, è stata quella della ricettazione e c’è pure un indagato, un imprenditore italiano di Tortoreto, sulla costa, proprietario tra le altre cose di un albergo. La posizione degli inquilini del casolare è ancora al vaglio degli investigatori, che però dubitano fortemente che sapessero qualcosa dell’opera di Banksy nascosta in soffitta.

In procura, a L’Aquila, l’eccitazione si taglia a fette nell’aria, ma le bocche sono quasi tutte cucite: «C’è un patto di riservatezza con la Francia – dice il capo Michele Renzo –, posso dire comunque che non abbiamo elementi per pensare a un movente diverso da quello economico». Il tenente Carmelo Grasso del Nucleo tutela patrimonio culturale di Ancona parla un po’ di più: «Manca solo una maniglia, ma la parte dipinta è in ottimo stato, durante il trasporto hanno utilizzato per coprirla un telo dipinto a spray che abbiamo recuperato quasi per intero. Probabilmente l’hanno fatto per non dare nell’occhio a eventuali posti di blocco».

La partita, comunque, non è ancora finita: gli investigatori scaveranno ancora alla ricerca di tutti i responsabili del colpo di un anno e mezzo fa e degli eventuali collezionisti interessati all’acquisto.

Le indagini per arrivare al ritrovamento della porta del Bataclan sono partite in Francia e poi si sono spostate in Italia, sempre battendo la pista del mercato nero. A quanto si apprende, i carabinieri avrebbero seguito per mesi l’imprenditore indagato prima di riuscire a intuire dove potesse essere nascosta l’opera di Banksy. Da lì il blitz, la perquisizione il ritrovamento nella mattinata di mercoledì. Adesso il dipinto è in un caveau dei carabinieri, probabilmente in futuro tornerà ad occupare il proprio posto all’ingresso della sala concerti parigina.