La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha chiesto ieri alla Polonia di sospendere, provvisoriamente, la riforma della Corte suprema, che infrange le regole dello stato di diritto, annullando di fatto il principio della separazione dei poteri. La Corte di Giustizia si riserva di arrivare a una sentenza definitiva, con spiegazioni sul fondo dell’affare, a data ulteriore. Ma c’è urgenza, dicono i giudici europei, di bloccare la deriva in corso e di garantire il rispetto dei principi fondativi dell’Unione europea, “non negoziabili”.

La riforma della Corte suprema imposta dal partito al potere, i nazionalisti del Pis, è considerata una “purga” dall’opposizione: prevede di mandare d’ufficio in pensione anticipata 27 giudici, cioè il 30% dei membri, per liberarsi di personalità scomode e mettere questa istituzione sotto il controllo del potere politico.  La Commissione si è rivolta alla Corte di Giustizia europea il 24 settembre scorso, con una procedura d’urgenza, vista la gravità della situazione, considerata un attacco in piena regola all’indipendenza della giustizia, “incompatibile con il diritto dell’Unione”. La decisione della Corte di Giustizia Ue arriva a due giorni dal primo turno delle elezioni regionali e municipali in Polonia, dove il Pis spera di vincere a Varsavia, finora governata dall’opposizione liberale.

Il braccio di ferro tra i nazionalisti del Pis e Bruxelles dura da tempo. La Commissione si è rivolta due volte alla Corte di Giustizia Ue: la prima nel dicembre 2017, sulla riforma delle giurisdizioni di diritto comune e poi lo scorso settembre per la riforma della Corte suprema. La Commissione ha anche avviato contro la Polonia la procedura dell’articolo 7 dei Trattati, che puo’ arrivare fino alla sospensione del diritto di voto del paese al Consiglio. Ma questa procedura è molto lunga. Anche l’Ungheria è sotto esame in nome dell’articolo 7, decisione presa in questo caso con un voto del Parlamento europeo lo scorso 12 settembre. Di fronte a “un chiaro rischio grave di violazione dello stato di diritto” in Polonia, la Commissione ha cosi’ deciso di implicare la Corte di Giustizia.

Bruxelles ha espresso molte critiche sulla riforma della giustizia del governo di estrema destra polacco: la Commissione deplora la messa sotto tutela del Tribunale costituzionale, la più alta istituzione giudiziaria del paese; punta il dito contro la politicizzazione del Consiglio nazionale della magistratura; contro i cambiamenti imposti ai tribunali di diritto comune e mette in guardia sull’eccesso di potere attribuito al ministro della Giustizia. A chiedere l’intervento di Bruxelles sono stati degli ex ministri e premier polacchi, con una lettera inviata a metà giugno e firmata da Lech Walesa, Alexander Kwasniewski, Radoslaw Sikorski, dove denunciano che “il partito al potere conclude l’opera di smontaggio del sistema di separazione dei poteri” con la “purga” alla Corte suprema.