Venerdì 5 febbraio un sergente ha ucciso un giovane giocoliere nella città di Panguipulli, nel Cile meridionale. La vittima si chiamava Francisco Andrés Martínez Romero e aveva 27 anni.

Francisco viveva come artista di strada a Panguipulli e il suo assassinio è stato ripreso da un cittadino che si trovava all’interno di un autovettura in fila al semaforo vicino a cui si stava esibendo.

Sono le 15.30 del pomeriggio, in strada c’è molto traffico: si vedono decine di altre vetture e al lato destro della strada si trova Francisco con in mano gli oggetti di scena. Due poliziotti si avvicinano per un controllo d’identità. Francisco, a quanto riferiscono i testimoni, risponde che non ha la carta di identità, l’ha persa ma può fornire il codice identificativo per il controllo.

I poliziotti gli intimano di andare con loro in commissariato e il giovane si innervosisce. A quel punto il sergente Juan González Iturriaga, che si trova a pochi metri da Francisco, spara ai piedi del giovane. Francisco corre in avanti dopo i primi due colpi, nel video si sente un altro sparo e il giocoliere cade a terra fra le automobili.

Si sentono le urla dei molti cittadini presenti e il poliziotto che spara altri due colpi, che saranno mortali, contro il giovane a terra. I due poliziotti si allontanano e vanno via in pattuglia, senza prestare soccorso al 27enne in fin di vita. Il sergente Iturriaga è ora agli arresti domiciliari.

Il video dell’uccisione di Francisco ha scatenato ondate di indignazione e la notte stessa, nel corso delle proteste dei cittadini, a Panguipulli una decina di edifici sono stati dati alle fiamme, tra cui l’edificio comunale, le poste, il tribunale e l’ufficio anagrafe.

Francisco era nato a Santiago nell’agosto 1993 e viveva a Panguipulli da tre anni; faceva il giocoliere e, come hanno raccontato i familiari, soffriva di schizofrenia.

I familiari e i cittadini di Panguipulli lo descrivono come un ragazzo tranquillo, che non ha mai avuto atteggiamenti violenti. Una delle testimonianze che ha permesso di ricostruire l’aggressione di Francisco è quella di Nataly Peralta, una tecnica infermiera che ha immediatamente soccorso il giocoliere. «Ho cercato in tutti modi di aiutarlo e tenerlo in vita – ha dichiarato Peralta – ma non c’è stato nulla da fare. È morto mentre cercavo di rianimarlo».

Francisco era lo zio di Anthony, 17enne protagonista di uno di più gravi atti di violenza delle forze dell’ordine del 2020. Il giovane, nel corso delle proteste del 2 ottobre scorso a Santiago, è stato buttato giù da un ponte da un carabineros. Il ragazzo è riuscito a salvarsi riportando gravi ferite.

Sabato 6 febbraio ci sono state diverse proteste per la morte di Francisco in varie città cilene e nella capitale Santiago, dove sono stati registrati episodi di violenza contro i manifestanti. Nelle prime ore di lunedì 8 febbraio si è diffusa la notizia della morte di un altro 27enne cileno, Camilo Miyaki, avvenuta all’interno del commissariato 51 di Pedro Aguirre Cerda, a Santiago.

I carabineros hanno dichiarato che il giovane si sarebbe suicidato nella sua cella impiccandosi con una coperta. Camilo era stato portato in commissariato dopo un fermo per aver violato la quarantena imposta in alcune zone di Santiago durante i fine settimana.

I familiari e la fidanzata del giovane hanno dichiarato di non credere che Camilo si sia suicidato assicurando che «non aveva mai manifestato intenzioni suicide e aveva piani per il suo futuro».

Dopo poche ore, alle 18, sono state convocate varie manifestazioni e migliaia di cittadini sono scesi in strada a Santiago per protestare contro la morte dei due 27enni. I manifestanti hanno percorso il viale principale della città, l’Alameda, all’urlo di «Nessuno si suicida in un commissariato», dirigendosi verso la Moneda e l’Universidad del Chile, dove ci sono stati diversi scontri con la polizia.

La morte dei due giovani si colloca in un quadro di grande violenza delle forze dell’ordine cilene: da quando nell’ottobre 2019 sono scoppiati i disordini contro il governo di Sebastian Piñera sono state oltre 8mila le denunce di abusi commessi dalle forze dell’ordine presentate dai manifestanti.