17 milioni di clienti, più di 9000 venditori, l’equivalente di 23 milioni di euro in bitcoin sequestrati: questi i numeri elencati dalla polizia tedesca quando martedì ha annunciato la riuscita dell’operazione – condotta insieme a vari dipartimenti governativi Usa – con cui ha smantellato Hydra, il mercato online del dark web, in lingua russa (e secondo il dipartimento del Tesoro Usa con sede in Russia), più grande al mondo. Sulle sue pagine, dal funzionamento identico a quelle di un sito di e-commerce online “in chiaro” e legale, era possibile acquistare droga, dati rubati, documenti falsi, servizi di hacking, riciclaggio di denaro. A quanto risulta da una lunga inchiesta di Bbc Russia del 2019, perfino ingaggiare sicari: nel 2018 l’omicidio della detective Evgeniya Shishkina fuori dalla sua casa nei sobborghi di Mosca è stato ricondotto a un hacker russo che aveva ingaggiato un hitman proprio su Hydra.

LE SUE OPERAZIONI avevano messo in moto anche un’imponente forza lavoro al di fuori del mondo virtuale: nella Federazione russa e nelle repubbliche ex sovietiche si trattava di un esercito di kladmen, l’equivalente di una schiera di rider incaricati di lasciare la droga in un luogo nascosto e poi comunicare ai clienti, dopo il pagamento, la sua localizzazione, come nel 2020 ha raccontato a Vice una di questi “dipendenti” della piattaforma. In alcuni casi, per le operazioni di “prelievo” più a rischio, a venire nascosti erano i soldi cartacei da ritirare in cambio della criptovaluta depositata al venditore su Hydra (che come tutti i marketplace traeva i suoi profitti dal pagamento di una percentuale), risultando in una transazione impossibile da tracciare.

I servizi di riciclaggio e prelievo ampliavano ulteriormente l’impatto di Hydra, stavolta al di fuori dei confini della Russia e dei paesi confinanti, facendone un fiorente hub finanziario per attività illegali in tutto il mondo: secondo le stime della compagnia di analisi sul blockchain Elliptic, riportate da Wired, dalla sua fondazione nel 2015 Hydra ha facilitato transazioni illegali in criptovalute per un valore di più di 5 miliardi di dollari. Nel solo 2020 gli incassi sono stati di 1.3 miliardi, l’equivalente di circa 3/4 dei profitti sul dark web quell’anno. E, nascosti fra questi scambi, anche quelli di individui o entità sottoposte a sanzioni.

MENTRE NUOVE SANZIONI sono state annunciate dal dipartimento del Tesoro Usa per centinaia di indirizzi di criptovaluta legati a Hydra subito dopo la riuscita dell’operazione della polizia tedesca. Un’operazione, ha detto alla Bbc il membro del team che l’ha condotta Sebastian Zwiebel, durata mesi e giunta a una svolta quando è arrivata la «soffiata» sul fatto che i server che ospitavano l’infrastruttura di Hydra si trovavano proprio in Germania, offerti da una compagnia di hosting bullet proof, a prova di proiettile – che nasconde cioè l’identità dei propri clienti. Gli inquirenti sono ora al lavoro per forzare la crittografia che protegge quei server e accedere così alle informazioni che custodiscono sulle persone fisiche responsabili della gestione di Hydra. Per ora non è stato effettuato nessun arresto, mentre il dipartimento di Giustizia Usa ha incriminato un cittadino russo. Naturalmente, come per tutte le imprese criminali, e lo stesso animale mitologico a cui fa riferimento il nome di Hydra, il suo smantellamento non è garanzia della parola fine. Ma come dice a Wired Jess Symington di Elliptic potrebbe avere ramificazioni imprevedibili, dato che scuote le fondamenta di un’intera economia criminale.