Ventiquattr’ore dopo la sparatoria che ieri in Belgio ha coinvolto pattuglie della polizia e un furgone di migranti, emergono i primi elementi: Mawda, la bambina di due anni curdo-irachena morta giovedì mattina, è stata colpita al volto da una pallottola.

Tutto è cominciato all’alba di giovedì: un furgone, con a bordo trenta migranti – tra cui la famiglia della piccola e altri due bambini – è stato intercettato dalla polizia belga nel sud del paese. Un inseguimento cominciato sull’autostrada E42, vicino a Namur, dopo il mancato stop all’alt intimato dagli agenti, e terminato a Mons, per una collisione con un altro veicolo. In un primo momento la morte della piccola era stata attribuita dalle autorità locali a un trauma cranico. Così non è: Mawda è stata centrata al volto da un proiettile.

«L’autopsia ha determinato che la causa della morte è stata una pallottola entrata nella guancia», ha detto ieri alla stampa il sostituto procuratore di Mons, Frederic Bariseau. Che aggiunge: «Voglio essere cauto sul fatto che il proiettile provenisse dalla polizia – ha detto Bariseau – Dobbiamo confrontare i risultati, un’inchiesta è stata aperta dall’organo di controllo della polizia belga su richiesta del giudice».

La polizia, da parte sua, non dà elementi in più e non indica responsabilità da parte di uno dei suoi agenti. Di certo si sa solo che i poliziotti hanno trovato nel furgone 26 adulti, tre bambini e Mawda, in fin di vita. Viaggiava sul retro del veicolo, con i genitori e il fratellino di tre anni, tutti illesi. È morta in ambulanza.

Qualcosa emerge da testimonianze anonime: la polizia ha aperto il fuoco per fermare la corsa del veicolo. Diversamente, sarebbe difficile spiegare la morte della piccola. E se è stata aperta un’inchiesta, per ora a finire in manette sono stati i migranti presenti a bordo, accusati di immigrazione clandestina. Al momento si trovano in una stazione di polizia sotto interrogatorio.

Secondo altre fonti, migranti residenti nella zona che conoscevano la famiglia, i due genitori con i figli erano fuggiti dal Kurdistan iracheno e da poco erano stati deportati dalle autorità di Bruxelles in Germania. Erano però riusciti a rientrare in Belgio nel tentativo di raggiungere la Gran Bretagna.

Il furgone, aggiungono, stava trasportando altri migranti, tutti in cerca di una via di fuga fuori dal territorio belga e probabilmente verso quello britannico, meta di tantissimi richiedenti asilo che di fronte si trovano i muri eretti dal Trattato di Dublino. Che ora sconta l’ennesima morte violenta in Europa di un richiedente asilo. «Un tragico evento con conseguenze drammatiche», il conciso tweet che il ministro dell’Interno di Bruxelles, Jan Jambon, ha dedicato alla morte della piccola Mawda.

«Jambon difende la sua polizia. Prova empatia verso le vittime, ma anche per i poliziotti che hanno fatto il proprio lavoro», ha aggiunto il suo portavoce. Ma nel paese crescono le polemiche: una manifestazione di protesta si è tenuta fuori dal ministero dell’Interno.